Di Liviofonte: sito ufficiale FIGC

Il Calcio Quotidiano ha contattato Angelo Di Livio, ex calciatore, tra altre, di Juventus, Fiorentina e della Nazionale italiana. Con lui abbiamo avuto modo di affrontare temi di stretta attualità e ripercorso le tappe della sua gloriosa carriera.

Angelo Di Livio buongiorno grazie per la tua disponibilità…

“È Un piacere!”

Vorrei partire da quello che sta accadendo proprio in questi giorni: il Torino non è partito per affrontare la Lazio in campionato. E’ l’ennesimo caso, ai tempi del Covid, dove le ASL e le aule della giustizia sportiva si sostituiranno ai giocatori in campo…

“Si, già esisteva un precedente con Juventus-Napoli, che si dovrà recuperare nonostante si fosse deciso per il 3 a 0 a favore dei bianconeri, quando gli ospiti non si presentarono. Penso che il calcio debba fare un passo indietro in questo periodo di pandemia mondiale, rimettendosi alla volontà delle Autorità sanitarie. Spero che si torni presto alla normalità, ma nel frattempo si devono rispettare le regole.”

Il campionato ha già superato il giro di boa e l’Inter del tuo amico Antonio Conte sembra voler tentare l’allungo verso lo scudetto, inseguito da tanti anni. Sarà la stagione giusta?

“L’Inter sembra aver intrapreso il giusto cammino ed è, a tutti gli effetti, la favorita per il titolo. Ma anche il Milan, con la vittoria a Roma, è ancora in corsa e sta facendo molto bene. La Juventus invece, nonostante la partita che dovrà recuperare con il Napoli, penso che non riuscirà a raggiungere l’Inter: ha perso troppi punti lungo il cammino…”

Campionato comunque molto combattuto, per quello che comunque sarà ricordato per la mancanza totale di spettatori..

“Si, è un campionato condizionato, così come è stato nella parte finale della scorsa stagione, dalla mancanza totale del pubblico. La lotta per i posti Champions è apertissima, vedo coinvolto anche il Napoli. Così come per la questione salvezza, tranne per il Crotone e forse per il Parma, dove potranno essere coinvolte squadre che si ritenevano quasi salve…”

Un altro argomento che vorrei affrontare con te è la questione arbitri. Appariranno davanti alle telecamere per spiegare il loro operato: una svolta epocale. Il primo a farlo è stato l’arbitro Orsato e ci sono già state polemiche…

“Credo che sia un’ottima iniziativa far parlare i direttori di gara, eventualmente per ammettere i propri errori e spiegare le dinamiche delle loro decisioni. Sarà un bene per il calcio. Ci saranno meno polemiche e si capirà che anche loro, da uomini, possono sbagliare come tutti.”

L’avvento del Var non ha purtroppo contribuito ad attenuare le polemiche, giusto?

“Sono contrario all’uso eccessivo che se ne fa in Italia: si annulla un goal per un fallo a centrocampo o per un fuorigioco di 2 centimetri. Nel nostro campionato si danno rigori come quello dato al Milan domenica scorsa contro la Roma, mentre in Europa abbiamo visto che Atalanta e Lazio sono state penalizzate, visto che il VAR non viene quasi mai considerato. Per me dovrebbe essere utilizzato soltanto per episodi avvenuti in area di rigore e per fuorigiochi evidenti. Questo non è più calcio, il calcio che amavo io. L’esultanza è il sale di questo sport. Un margine umano, che comprende anche l’errore, va lasciato per non snaturarlo totalmente. Anche perché, poi, le polemiche continuano ad esserci.”

Possiamo riassumere la carriera di Angelo Di Livio in tre grandi periodi e hai indossato maglie piene di storia come Padova, Juventus e Fiorentina…

“Diciamo che ho fatto molta gavetta ed è stata significativa anche l’esperienza fatta a Perugia. Con il Padova ho esordito in Serie B e mi sono fatto conoscere ai grandi palcoscenici. Li ho conosciuto un giovanissimo Alex Del Piero che ho ritrovato poi alla Juventus. Sono arrivato in bianconero a 27 anni, nel pieno della maturità calcistica. Per un calciatore la Juventus è il top. In questa squadra ho trovato un’organizzazione fantastica, niente è lasciato al caso. Questo si riflette sui risultati della squadra, ovviamente. Insieme ai grandi investimenti. Un calciatore alla Juve deve pensare solo alla partita e se lo fa accanto a grandi campioni, tutto è più semplice. A Torino ho vinto tre scudetti e la Champions League, indimenticabile nella finale di Roma contro l’Ajax. A Firenze ho vissuto un’altra grande esperienza. Tifoseria calda e appassionata. La squadra era fortissima e abbiamo conquistato una coppa Italia. Poi, negli anni successivi, abbiamo dovuto affrontare i problemi societari ed il successivo fallimento. È stato un dramma sportivo vedere una società storica come la Fiorentina in una serie minore. Ed io non me la sono sentita di abbandonarla. Sono legato ad un’idea di calcio ancora romantico. Ho lottato ed insieme ai miei compagni, nel 2005, ho riportato la squadra in Serie A, dove merita di stare. E’ stata l’ultima stagione della mia carriera. Ho inoltre avuto la fortuna di avere grandi allenatori: Trapattoni, Lippi, Terim, Ancellotti. Non rimpiango nulla: sono arrivato tardi nel grande calcio, ma ho avuto tante soddisfazioni.”

Ritorniamo con i ricordi a quella sera di Roma. Nella tua città hai alzato l’ultima Champions League nella storia della Juve: emozionante?

“È stata una notte indimenticabile. Quando ho alzato la coppa mi tremavano le gambe. Ho ripensato ai sacrifici fatti per arrivare fino a lì. Avevo visto la Roma perdere in finale in quello stadio contro il Liverpool, ero un giovane tifoso in tribuna. Per me è stata una piccola rivincita. Avevo davanti i miei parenti e gli amici. La mia serata più bella.”

Una confidenza da “romano a romano”: Di Livio è mai stato vicino ad indossare la maglia di una squadra capitolina?

“A dire la verità sono stato vicino a vestire la maglia della Lazio ai tempi di Cragnotti e poi successivamente mi ha cercato la Roma di Capello e poi di Spalletti. Ma successivamente hanno fatto altre scelte…”

Significativa, nella tua carriera, anche la tua esperienza con la Nazionale Italiana. Anche se legata a spedizioni non fortunatissime…

“Giocare con la maglia azzurra è un’esperienza diversa. Hai la responsabilità di giocare per una nazione, la devi rappresentare al meglio. Ricordo le esperienze ai Mondiali in Francia, dove abbiamo perso ai rigori contro i padroni di casa. Sbagliò il rigore decisivo il mio amico Gigi Di Biagio. Era distrutto, ma succede. Il suo errore è rimasto nella storia perché consentì loro di passare il turno. Gli europei in Belgio ed Olanda, invece, sono stati una delusione ancora più cocente, se possibile. Eravamo a pochi secondi dalla gloria della vittoria e invece arrivò, a tempo scaduto, il pareggio francese. Tutti ricorderete, poi, che vedeva la regola del golden goal ai supplementari: Trezeguet segna e la partita finisce. Successivamente il golden goal sparisce dal regolamento….”

Come non raccontare, infine, l’ultima partita in Nazionale per Di Livio. Ti faccio solo un nome: Byron Moreno…

“Non me lo ricordare! Eravamo una squadra piena di fenomeni e gente che correva come me e Rino Gattuso, allenati da un un’istituzione Italiana: il grande Trapattoni, che è stato importante per tutta la mia carriera. Arriviamo alla partita con la Corea del Sud, i padroni di casa. Iniziamo la partita è Bobo Vieri ci porta in vantaggio. La partita poi proseguì e con il trascorrere dei minuti l’arbitro Moreno diventa il protagonista indiscusso. Gia nel primo tempo avevo visto Trapattoni troppo nervoso. Dopo il pareggio dei coreani, l’arbitro si inventò di tutto: l’espulsione di Francesco Totti e decisioni ridicole. La malafede era evidente, ma una soddisfazione me la sono tolta: non l’ho toccato, ma quella sera sono diventato campione mondiale di insulti…”

Di cosa si occupa attualmente Di Livio?

“Adesso, oltre a commentare le partite, svolgo un’attività che mi da tante soddisfazioni: sono l’allenatore della Nazionale Poste Italiane. Facciamo beneficenza e aspettiamo gli Italiani negli stadi, quando sarà passata questa maledetta pandemia.”

Angelo Di Livio, grazie mille. E’ stato un piacere.

“Anche per me…”

intervista a cura di Gabriele Mazza