Per i nati negli anni ’80 il nome di Marco Rossi non suonerà di certo nuovo. Sguardo concentrato, stempiatura alta, tipica faccia da difensore. Con un po’ di immaginazione rivediamo davanti a noi quelle figurine Panini in cui l’attuale tecnico dell’Ungheria vestiva le maglie di Sampdoria, Brescia e Piacenza.
E pensare che ai tempi già si era parlato di lui, per un fatto molto curioso. Nel videogioco Fifa ’97, Marco Rossi, onesto mestierante in campo, veniva valutato con l’incredibile punteggio di 97, rendendosi il difensore più forte di tutto il gioco. Probabilmente, alla EA Sports, ci avevano visto lungo…
Già, perché Marco Rossi è l’uomo del momento. Il clamoroso pareggio strappato alla Francia con la sua Ungheria ha fatto balzare il tecnico di Druento agli onori delle cronache. Dopo la (bugiarda) sconfitta per 3-0 contro il Portogallo, la formazione magiara è riuscita a bloccare i più titolati campioni transalpini, grazie a una prova di estremo carattere.
Intervistato a fine gara, l’allenatore italiano non è riuscito a trattenere la commozione: “Uno dei migliori giorni della mia carriera? Certo, ma non ci vuole molto. Io un palcoscenico così l’ho visto solo in tv, a 56 anni mi pare di essere un bambino al Luna Park. Poi è chiaro, come i bambini vuoi giocare quando sei al Luna Park”. La prossima, decisiva, sfida sarà contro la Germania: “Io non sono così stupido e arrogante da dire ‘andiamo a vincere a Monaco’. Andremo per fare la nostra partita e tenere i piedi per terra, ma per me questo è un giorno speciale“
Una carriera sudata quella di Rossi, sbocciata come allenatore in terra ungherese: “Noi siamo abituati a soffrire e lottare. Così è la storia del mondo, chi ha talento arriva in vetta con poco sforzo perché Dio lo ha benedetto, chi ne ha meno come me e qualcuno dei miei deve lottare con unghie e denti per un posto al sole“.
Un allenatore di cui adesso tutti parlano ma che ha dovuto fare tanta gavetta prima di arrivare a certi traguardi. Dopo aver guidato, nelle categorie minori, Lumezzane, Pro Patria, Spezia, Scafatese e Cavese, nel 2012 arriva la chiamata dall’Ungheria, più precisamente dallo storico Honvéd. Al primo anno è subito terzo posto mentre nel 2017 arriva a conquistare il titolo nazionale dopo ben venticinque anni. A seguito del campionato vinto, Rossi prova una nuova esperienza in Slovacchia, mentre l’anno successivo arriva la chiamata della federazione ungherese per guidare la nazionale magiara.
Nel 2017, oltre al titolo con l’Honvéd, conquista anche il premio della Panchina d’Oro Speciale, assegnata in Italia al miglior tecnico fuori dai confini nazionali. Un grande riconoscimento per un allenatore che negli anni da calciatore ebbe modo di apprendere molti segreti da Marcelo Bielsa, non uno qualunque. Già, perché non tutti sanno che nella stagione 1995/96 Marco Rossi si ritrovò a vestire la maglia dei messicani dell’América, club allenato in quell’anno proprio dal Loco Bielsa.
Rossi sogna in grande e chissà che in futuro non possa arrivare una chiamata dall’Italia. Quella stessa Italia che non gli ha dato modo di mettersi in mostra nel nostro campionato ma che oggi potrebbe aver bisogno di un personaggio come lui.