2016. L’International Football Association Board ha approvato l’utilizzo del Var. Una svolta epocale nel mondo del calcio. Un passo ritenuto decisivo dopo anni di polemiche, dubbi, insinuazioni. Un calcio che guarda al futuro, a pari passo con il mondo che è in continua evoluzione grazie alla tecnologia. Italia e Germania furono i primi paesi a adottare questo nuovo strumento nei propri campionati maggiori. Da quel giorno, una sola parola riecheggia insistentemente: uniformità.
Ma allora, cos’è cambiato veramente?
Var: cos’è e come funziona
Chiariamo subito un punto. Il Var non è una moviola in campo. È uno strumento che controlla (e corregge se necessario) le decisioni prese dall’arbitro in campo.
Ma solo in questi casi:
- Assegnazione di un gol
- Assegnazione di un calcio di rigore
- Espulsione diretta (non riguarda i casi con somma di ammonizione)
- Scambio di identità (nel caso in cui l’arbitro scambia il giocatore da ammonire o espellere)
Un “chiaro ed evidente errore”. È questa la base su cui partire.
Arbitro Var o arbitro in campo: chi decide?
La scelta finale spetta all’arbitro in campo. È sempre così? Difficile dirlo. Casi analoghi vengono analizzati in modo diverso dallo stesso strumento perché, ciò che per un arbitro può essere un chiaro ed evidente errore per un altro può non esserlo. E qui entra in gioco la figura del direttore di gara. Il Var non può registrare l’intensità di un contatto di gioco. Può visionare un contatto non visto dall’arbitro in campo (e quello si che è un grande aiuto) ma non può in nessun modo arbitrare una partita. L’arbitro deve sempre prendere una decisione. Giusta o sbagliata che sia. Sarà il Var in caso a chiedere una possibile revisione.
Da Rizzoli a Rocchi…ma la scuola è la stessa
Un cambio al vertice che non ha portato i frutti sperati. Oppure era proprio questa l’idea? Un cambiamento nei nomi che è sembrato un semplice proseguire un filone iniziato con il buon Nicola Rizzoli. Un cambio dovuto. Che nei fatti però non c’è stato. La personalità nel prendere decisioni importanti richiesta al nuovo designatore Rocchi non si è vista. Basta rigorini? I numeri dicono il contrario. E il Var interviene…interviene…interviene…a volte senza cognizione di causa.
Uniformità e dialogo: il bluff di Trentalange
“Gli arbitri devono parlare di più. Dobbiamo farlo. Sarà una cosa naturale, anche con i mass media, e sarà un rapporto reciproco, nel rispetto dei ruoli, con le metodologie appropriate. Ma dobbiamo assolutamente adeguarci a una comunicazione più efficace e più aperta”. Furono queste le prime parole del nuovo presidente AIA Alfredo Trentalange. Promesse mai mantenute. Un dialogo chiesto costantemente da dirigenti, allenatori ma soprattutto dai tifosi. La vera anima di questo sport.
Un silenzio assordante. Non ci è concesso sapere. Capire. Bisogna subire le azioni, le decisioni, senza se e senza ma.
E così, una domenica passata ad aspettare il gol della propria squadra del cuore, si trasforma nella paura dell’ennesimo segnale: tutto fermo…Var!