Nainggolan, Joao Pedro, Nandez, Cragno, Godin, Simeone. Leggendo solo alcuni dei nomi dei giocatori del Cagliari il pensiero va automaticamente ad una squadra, sulla carta, da parte di sinistra della classifica e che magari, nel corso dell’anno, avrebbe anche potuto insidiare il posto di qualche big. Ma si sa, “la carta” non sempre detta l’ultima parola e i conti vanno fatti con la realtà. E allora può capitare che un organico oggettivamente di qualità si ritrovi, da tempo, nei bassifondi della classifica a lottare con tutte le sue forze per scongiurare la retrocessione.
La stagione dei rossoblù era in verità partita tra mille sogni, aspettative e speranze sin dal calciomercato: hanno trattenuto Joao Pedro e Nandez, riscattato Simeone e Rog, acquistato giocatori funzionali come Godin, Marin, Duncan, Rugani e a gennaio rinnovato il prestito di Nainggolan, attuale capitano e uomo spogliatoio che era mancato nella prima parte di stagione.
Giulini, il presidente, non ha mai nascosto la sua voglia di rendere la squadra sempre più competitiva e lo ha dimostrato affidando l’incarico ad un tecnico esperto come Di Francesco e spendendo, nelle ultime due stagioni, circa 74 milioni sul mercato. Una bella cifra per una società come quella cagliaritana.
Non sempre, però, i sogni – e anche l’impegno – vanno di pari passo con i risultati ottenuti. Ed è il caso del Casteddu, che ha infatti continuato a seguire il trend negativo del 2020, anno del centenario.
Saranno quindi ventitré le partite con Di Francesco in panchina, e i punti raccolti solamente quindici, ottenuti dopo tre vittorie e sei pareggi. La situazione per i rossoblù si fa sempre più critica arrivando a stanziarsi al diciottesimo posto in classifica.
Serve una svolta per scongiurare il peggio, e l’incarico viene quindi affidato a Leonardo Semplici.
L’effetto del cambio allenatore, come da tradizione, si fa subito sentire inanellando due vittorie consecutive (era accaduto solo un’altra volta in stagione), mentre a seguito di queste arriverà però solo un punto in cinque match, nonostante il Cagliari avrebbe ampiamente meritato di più.
L’arrivo dell’ex SPAL, in ogni caso, è provvidenziale. Ha portato una nuova mentalità, voglia di risollevarsi, unità d’intenti, tante speranze ma, soprattutto, risultati. E la svolta tanto attesa in Sardegna, anche se tardi, è finalmente arrivata.
La data da cerchiare è il 17 aprile: Cagliari-Parma, scontro diretto.
Una partita che sembrava non dovesse finire mai. I crociati comandavano la sfida per 1-3 e il Cagliari, seppur avesse accorciato le distanze al 66′, sembrava ormai sfiduciato. “Sembrava”, appunto. Perché è proprio nei minuti di recupero che si realizza una rimonta in extremis da cardiopalma. Prima con Gaston Pereiro e poi con Cerri i rossoblù portano il risultato sul 4-3. Triplice fischio. C’è ancora speranza.
Dai minuti di recupero ai minuti di recupero, verrebbe da dire.
I primi, quelli di quel famoso Cagliari-Lazio del 2019 in cui i sardi sono stati rimontati da 1-0 a 1-2 al 97′ con i gol di Luis Alberto e Caicedo, reti che hanno stroncato le gambe ad una squadra che fino a quel momento poteva addirittura sognare un posto in Europa, mentre da lì a alla fine del campionato porterà a casa solamente tre vittorie in ventidue partite. I secondi, quelli di uno scontro salvezza vinto proprio grazie a due gol dell’ultimo secondo.
Sembra quasi essere la chiusura di un cerchio, quello che aveva reso l’ultimo anno e quattro mesi dei sardi più di dolori che di gioie. E a cerchio chiuso, si può ben ripartire lasciandosi alle spalle una stagione che definirla di alti e bassi sarebbe un complimento.
Da qui in poi, il Cagliari collezionerà solamente risultati positivi. Tre vittorie contro Udinese, Roma e una proprio in questa giornata di campionato nello scontro diretto con il Benevento, e un pareggio preziosissimo di Nandez al 93′ in casa del Napoli.
Quella squadra che aveva una media di soli 0.73 punti a partita, 31 gol fatti e 51 subiti sembra ormai un lontano ricordo.
Ora il Cagliari è sedicesimo a +4 sul terz’ultimo posto. Gli spettri della retrocessione sono ancora vivi, la lotta salvezza è più fitta che mai e bisogna continuare a lottare per mantenere i nervi ben saldi, come in queste ultime cinque giornate. Ma se i rossoblù continueranno sulla scia delle ultime partite per voglia, grinta, dedizione e mentalità, i tifosi sardi possono ben sperare.
E magari ripartire l’anno prossimo lasciandosi alle spalle quello che si spera essere solo un brutto incubo, e non un’amara realtà.