Barbados

Per gli appassionati di calcio il 1994 è stato essenzialmente l’anno dei Mondiali negli Stati Uniti d’America. La radio diffondeva le note dei La Bouche ed il loro celebre tormentone “Sweet Dreams”, mentre, in una calda serata di luglio al Rose Bowl di Pasadina, Roberto Baggio calciava alto il rigore che, di fatto, condannerà l’Italia al secondo posto in quel mondiale, vinto dal Brasile di Romario e Dunga. Sul podio, al terzo posto, ci salirà anche la Svezia, che nella finalina del torneo avrà la meglio sulla Bulgaria di Hristo Stoičkov, che di lì a poco avrebbe vinto il Pallone d’Oro (e sarebbe approdato in Serie A, precisamene al Parma).

Un anno certamente intenso per emozioni ed avvenimenti sportivi di un certo rilievo. Per certi versi neanche lontanamente paragonabili a ciò che stiamo per andarvi a raccontare. Una storia paradossale, a tratti grottesca, che si sviluppa in una delle tante assolate isole dei Caraibi.

Nel gennaio del 1994, sui campi sportivi di alcune di quelle isole dell’Oceano Atlantico, infatti, ci si gioca la qualificazione alla fase finale della dodicesima edizione della Coppa dei Caraibi (detta anche Shell Caribbean Cup). Vi partecipano 20 squadre nazionali e nel Gruppo 1, a lottare per accaparrarsi il primo posto nel girone, unico pass disponibile per la fase finale, ci sono il Porto Rico, il Grenada ed il Barbados.

Per comprendere pienamente quello che però è successo nell’ultimo, e decisivo incontro di quel girone, è necessario fare un ulteriore passo indietro, andandoci a soffermare sul cervellotico regolamento adottato per questo particolare torneo.

Innanzitutto viene introdotto il Golden Gol nei tempi supplementari (e fin qui, nulla di strano). Ma soprattutto, si decise che le partite giocate nei gironi non potevano assolutamente terminare in parità e che, in caso di risultato in perfetto equilibrio tra le due squadre al triplice fischio dell’arbitro, si sarebbe ricorso ai tempi supplementari (ed eventualmente ai calci di rigore). Inoltre, giusto per non smentirsi, si stabilì che il gol segnato nei supplementari (che, di fatto, avrebbe decretato il vincitore del match per la regola del Golden Gol) sarebbe valso doppio, anche ai fini dell’eventuale conteggio per la differenza reti in classifica. In pratica quindi, se una partita fosse terminata, ad esempio, 1-1 al 90’, e una delle due squadre avesse poi segnato il decisivo Golden Gol nei supplementari, questa avrebbe vinto la sfida con il risultato finale di 3-1.

Tornando però al calcio giocato, e alle accesissime sfide di qualificazione di quei giorni, nella prima partita del famoso Gruppo 1, il Porto Rico vince per 1-0 contro Barbados. Nel match successivo è invece Grenada ad avere la meglio contro il Porto Rico, ottenendo il successo però, solo nei tempi supplementari, con il famoso Golden Gol, dopo lo 0-0 nei 90 minuti regolamentari. Risultato finale, quindi, 2-0, con Porto Rico e Granada a 3 punti in classifica (ma con quest’ultimi in vantaggio per differenza reti a +2).

In terza posizione, invece, c’è il Barbados, ancora a 0 punti.

Nell’ultima sfida del girone, il 27 gennaio del 1994, si dovranno affrontare proprio il Grenada, capolista, ed il Barbados. Il quale deve vincere con due gol di scarto per poter balzare in testa alla classifica e passare il turno (sempre in virtù della differenza reti). Un risultato che, tra l’altro, si stava pure per concretizzare, se non fosse stato per quella disattenzione difensiva che, al minuto 83, permise al Grenada di accorciare le distanze e di portare il punteggio sul 2-1.

Dopo aver subito il gol, i giocatori del Barbados tentarono immediatamente, almeno per qualche minuto, di segnare la terza marcatura, che gli avrebbe permesso di riportarsi in testa alla classifica.

Ma non ci riuscirono.

Mentre il tempo scorreva via, inesorabilmente, però, a qualcuno in campo venne in mente un’idea. “Facciamoci un autogol, così pareggiamo, andiamo ai supplementari (come da regolamento) e se segniamo il Golden Gol, concludiamo il match in vantaggio di 2 marcature (sempre da regolamento) e vinciamo il girone (per differenza reti).”

Ed è così che, nelle immagini che ancora oggi fanno il giro del web (e che vi riproponiamo in calce a questo racconto), si vedono il difensore del Barbados, Eyre Sealy, ed il suo portiere, Horace Stoute, passarsi nervosamente il pallone a pochi centimetri dalla propria linea di porta. Indecisi, evidentemente, su chi si sarebbe reso protagonista di quel gesto clamoroso. Alla fine fu Sealy a scagliare la palla in rete, realizzando, di fatto, il più celebre autogol della storia del calcio.

Ma siamo ancora all’87’, e non è certamente finita qui.

Negli ultimi, concitati, minuti di partita, infatti, il Grenada ha cercato, ovviamente, di ribaltare il risultato.

In un modo, o in un altro.

Provando quindi, sia a segnare nella porta avversaria (per vincere) e sia nella propria (per perdere con il punteggio di 3-2, ma mantenendo comunque la testa del girone per la differenza reti migliore).

Gli spettatori sugli spalti, quasi attoniti, se non addirittura esterrefatti, assistettero quindi ai tentativi disperati del Grenada di spingere il pallone all’interno di una delle due porte, mentre, contemporaneamente, i giocatori del Barbados si affannavano a difenderle strenuamente entrambe.

Cheney Joseph, il capitano del Grenada, racconterà più avanti: “Dopo l’autogol ho subito parlato della strategia da adottare solo con il mio allenatore. Per questo, molti miei compagni sono impazziti con me e non capivano perché, invece di correre per segnare verso la porta avversaria, andavo verso il nostro portiere. Rimarrà per sempre la partita più strana che abbia mai giocato in tutta la mia vita, non posso immaginare nemmeno lontanamente un’altra cosa simile.”

Tra lo stupore generale e la confusione più assoluta, l’arbitro, dopo qualche istante, scaduto il tempo regolamentare, pose quindi fine alle ostilità e le squadre andarono dunque ai supplementari. Durante i quali, proprio il Barbados, al 4’ minuto, trovò il tanto sospirato Golden Gol, con Trevor Thorne, chiudendo definitivamente la sfida con il risultato di 4-2. E balzando, conseguentemente, in testa alla classifica, mettendo fine a quella che, senza ombra di dubbio, viene ricordata come la partita di calcio più assurda di sempre.

Lo stesso allenatore del Grenada, James Clarkson, sconfitto e avvilito per quanto avvenuto sul rettangolo di gioco, commentò al termine del match: “Mi sento ingannato, la persona che ha partorito queste regole deve essere sull’orlo del manicomio. I nostri giocatori non sapevano nemmeno in quale direzione attaccare, se verso la porta avversaria o la nostra. Si suppone che nel calcio si debba segnare agli avversari, non a se stessi!”

Per la cronaca, nella fase finale della Caribbean Cup (giocata ad aprile dello stesso anno), il Barbados venne poi eliminato nella fase a gironi. Ma questo, ovviamente, non cancella quanto compiuto qualche mese prima, nella partita di calcio più incredibile della storia.

Di Daniele Caroleo

Giornalista pubblicista. Direttore Responsabile de "Il Calcio Quotidiano"