Se due anni fa qualcuno avesse detto ai tifosi della Roma che sarebbe stato proprio Patrik Schick a trascinare la sua nazionale ai quarti di finale contro l’Olanda, probabilmente, non gli avrebbero mai creduto.
Poco più di cinquecento giorni dopo, però, è arrivato (definitivamente questa volta) il momento di farlo.
Si, perché il ragazzo che aveva impressionato mezza Italia con la maglia della Sampdoria e diventato invece un brutto anatroccolo in giallorosso, ha ormai stabilmente trovato la sua dimensione e affermazione. E ora, i fischi di un Olimpico stracolmo che in lui riponeva grandi aspettative mai però rispettate, sono fortunatamente solo un lontano ricordo.
Dal fallimento a Roma, alla rinascita in Germania
Era due anni fa quando la Roma, allora ancora di proprietà di James Pallotta, cedette in prestito Schick al Lipsia. I tifosi erano felici, in due stagioni e mezzo nella Capitale non era mai riuscito ad ambientarsi. Più partite sbagliate rispetto alle prestazioni solide, spesso impiegato fuori ruolo come ala e, quando gli veniva data fiducia come punta arrivando addirittura a scomodare una colonna portante come Edin Dzeko, non ha mai brillato. Soli 6 gol in 58 presenze. Surreale se si pensa che, per 42 milioni, sia stato l’acquisto più costoso della storia della Roma. E davanti a questi numeri la cessione parve soluzione obbligata.
Al Lipsia, però, Schick trova la sua dimensione. Nonostante un infortunio alla caviglia che lo tiene lontano dal campo per i primi due mesi e mezzo, torna in campo in pompa magna il 30 novembre contro il Paderborn: controllo perfetto, giravolta, colpo sotto il pallone, portiere battuto e partita vinta.
Terminerà poi l’anno con 10 gol in 22 presenze. Una rete ogni 130 minuti, di cui alcuni anche molto importanti come quelli contro il Dortmund, il Mönchengladbach o il Leverkusen.
L’ex Roma però non impressiona solamente dal punto di vista realizzativo, ma anche per le prestazioni. Il merito è tutto di Nagelsmann, allenatore del Lipsia, che con il suo gioco ha saputo valorizzarne sia le qualità tecniche che la fisicità.
Purtroppo l’ottimo rendimento non basta per ottenere il riscatto, ed è così che Schick l’anno successivo passa, per 26,5 milioni di euro, al Bayer Leverkusen dove porta a casa un bottino di una media di un gol ogni tre partite.
Quella in Germania è una svolta totale, una completa rinascita da parte del giocatore ceco che nel 2017 fu rifiutato dalla Juventus per un problema al cuore e che ormai da tempo veniva bollato dai più come un attaccante mediocre. E Patrik invece ha fatto ricredere tutti, non solo con il club.
La Repubblica Ceca ha la sua punta di diamante
Se nella Capitale non ha mai brillato, lo stesso non si può dire con la sua Nazionale di cui è sempre stato un punto fermo ma, quest’anno, ne è diventato la vera e propria stella.
Attualmente capocannoniere di Euro 2020, trascinatore della Repubblica Ceca e quattro centri in quattro partite, di cui una doppietta.
Il più bello? Sicuramente il tiro da 50 metri contro la Scozia che scavalca il portiere e sigla il 2-0.
Il più importante? Senza ombra di dubbio il gol negli ottavi che ha chiuso i conti contro l’Olanda, eliminando una delle papabili vincitrici dell’Europeo e portando la sua Nazionale ad un impronosticabile passaggio ai quarti di finale.
E ora, con un Patrik Schick in questa forma, la Repubblica Ceca può anche permettersi il lusso di sognare, continuare a dare tutta sé stessa e, senza pressioni, andare avanti il più possibile.
Appuntamento allora a sabato, contro la Danimarca. E chissà che la storia non possa farla proprio quel ragazzo a lungo criticato, ma che oggi forse per alcuni è invece diventato un rimpianto.