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milanFonte: account Twitter AC Milan

Nello scorrere i nomi, o meglio ancora le date, nella distinta del Milan, si rimane certamente strabiliati. A Genova, contro la Sampdoria e senza Ibrahimovic, la formazione rossonera si è presentata con un undici composto totalmente da under30, con un solo 29enne (Rebic), un 26enne (Calahanoglu) ed un 25enne (Romagnoli). Tutti gli altri, dai 20 ai 24 anni.

Ed in Tribuna Stampa dello Stadio Marassi (fatemelo dire, anche con una punta di orgoglio: in occasione dell’esordio ufficiale de “Il Calcio Quotidiano” in una partita di Serie A), con i colleghi presenti, nel corso della partita, si è disquisito sul fatto che questa squadra, quella rossonera, non era di certo stata costruita per vincere lo scudetto.

Una rosa giovane, di prospettiva, assolutamente. Ma senza l’esperienza e la maturità per arrivare fino al termine del campionato in testa. O almeno, così si asseriva.

Sarà anche vero, sarà anche probabile che alla fine la formazione rossonera non vinca nulla quest’anno. Ma senza dubbio la squadra di Stefano Pioli è già una bellissima favola da raccontare.

Una favola fatta di sacrifici, di riscatti, di giovani promesse e di tante soddisfazioni. Perché, se alla decima giornata sei in testa alla classifica, con 5 punti di distacco dalla seconda, e con la vittoria, seppur sofferta, contro i blucerchiati, hai conseguito il 22esimo risultato utile consecutivo in campionato (andando in rete per la 30esima volta consecutiva), beh, certamente qualche soddisfazione te la stai togliendo.

Quello di Pioli (e qui si vede anche la capacità del tecnico) è un gruppo ben assortito, che lotta e non si disunisce, anche nei momenti di difficoltà. Si è visto a Genova quando la Sampdoria (che per l’occasione indossava una casacca speciale, davvero molto bella, per ricordare i 120 anni dell’Andrea Doria), ha cercato in tutti i modi di rimettere in carreggiata la partita. Con Candreva ed Ekdal (autore dell’unico gol blucerchiato), loro si certamente molto esperti, che si sono caricati la squadra ligure sulle spalle alla ricerca disperata del pareggio. Infrangendosi, inevitabilmente, contro il muro rossonero.

Siamo sinceri, se la Sampdoria avesse pareggiato non avrebbe rubato nulla. Tutt’altro. Soprattutto nel secondo tempo, infatti, la squadra di Claudio Ranieri, rientrata in campo con una rete di svantaggio (gol di Kessie allo scadere del primo tempo su calcio di rigore) ha dominato, per lunghi tratti, il rettangolo di gioco. Ma il Milan (che ha anche colpito un palo beffardo, con Tonali all’inizio della ripresa), dal canto suo, ha avuto il merito di saper tenere botta, di difendersi. E di ripartire, colpendo nel momento giusto (il 2 a 0 di Castillejo, appena entrato in campo per altro, arriva sostanzialmente nel momento migliore della Samp).

Il risultato finale di 2 a 1 per il Milan, lascia certamente l’amaro in bocca alla Sampdoria, che però ha dimostrato, come già in altre partite, di essere certamente una squadra ostica.  Per nulla facile da affrontare. I rossoneri invece, come detto, magari alla fine non vinceranno nulla al termine di questa stagione, ma tanto entusiasmo, in quel di Milanello, non si vedeva ormai da diversi anni. E anche questa domenica, il Milan, ha avuto comunque modo di scrivere un nuovo capitolo della sua speciale favola calcistica.

Un po’ come quella di Mario Maraschi, (ex di entrambe le squadre, tra l’altro), scomparso nei giorni scorsi all’età di 81 anni e ricordato, ad inizio partita, con il classico minuto di silenzio. Lui, che rimarrà per sempre nelle menti e nei cuori blucerchiati, per quel gol in rovesciata, realizzato allo scadere del Derby della Lanterna del 17 marzo del 1974, grazie al quale la Sampdoria pareggiò per 1 a 1. Ma che soprattutto avrebbe decretato la salvezza della formazione blucerchiata e la contemporanea retrocessione in Serie B del Genoa.

Ma questa, ovviamente, è un’altra storia, che avremo sicuramente occasione di raccontare…

Di Daniele Caroleo

Giornalista pubblicista. Direttore Responsabile de "Il Calcio Quotidiano"