fbpx
Salernitana

10 maggio 2021, una data che rimarrà impressa a lungo nella memoria degli sportivi di fede granata. La Salernitana riemerge dalle nebbie e conquista il secondo posto in cadetteria, cosa che la proietta a buon diritto nel salotto buono della massima serie. Potrebbe apparire un concetto ammantato di banalità ma, questa promozione, non è come le altre, non è uguale alle altre. Non per questo ci piace definirla una promozione dai mille volti. E’ il volto del Santo Patrono della città, raffigurato con due facce. Matteo, prima di diventare uno dei dodici apostoli, era un pubblicano, ovvero un esattore delle tasse, all’epoca una delle categorie più detestate dal popolo ebraico. Il bifrontismo è lì, a simboleggiare le due vite di Matteo, quella terrena e materiale cui ha fatto seguito quella spirituale e mistica. Una certa assonanza con la squadra, una realtà passata nel purgatorio della terza serie prima dell’estasi. E’ il volto di una città appassionata, capace di coprire con i soli abbonamenti, tutti i posti vendibili allo stadio “Arechi” nell’ultima sfortunata e contestata stagione in A. Quella che ricordiamo era una Salernitana di tutto rispetto, con una rosa di ottimi giocatori. Avrebbe potuto benissimo salvarsi se non si fosse impantanata, anche per sue colpe, nella coda dei veleni che da sempre caratterizza le ultime giornate. I granata, con il loro gioco spumeggiante, ancora poco visibile sui nostri campi pregni di tatticismo, furono il trampolino di lancio per Delio Rossi. Il “profeta” già in panca dal 1993 al 1995, riportò i salernitani nella massima serie dopo aver stabilito, nella precedente stagione, il record di punti per la serie B. Ai nastri di partenza era una formazione che esibiva con orgoglio gente come Marco Di Vaio (12 gol); Salvatore Fresi (già all’Inter); Roberto Breda; Gennaro Gattuso (attuale tecnico del Napoli); Federico Giampaolo e poi Ametrano, i fratelli Tedesco, il portiere Balli, Del Grosso, Tosto e la punta David di Michele (futuro goleador di Udinese, Palermo, Torino e Lecce). Pensate che, l’esordio con la Roma (3-1), fu ricordato come lo “sbarco dei ventimila” ed alla rete del momentaneo vantaggio siglato dal camerunense Song, si registrarono scene di contagioso visibilio (12 settembre 1998). Ma i mille volti impongono tanto vissuto e tante altre storie, come quelle di cadute e rinascite fino a quando alla Salernitana, con l’avvento di patron Lotito, è stata concessa grande stabilità societaria. Qui potremmo raccontarne delle belle. Al lettore che, spinto da irrefrenabile curiosità, voglia acculturarsi sull’avvento del vulcanico presidente della Lazio, suggeriamo di riguardare i teatrini tragicomici tra il massimo dirigente e i giornalisti sportivi del territorio. C’è molto da imparare. La prima cosa che salta agli occhi è una sorta di sano campanilismo ed una certa indigestione per lo “straniero”. La stampa locale, soprattutto agli inizi (oggi non crediamo proprio), non rimase favorevolmente impressionata dall’invasione romana. La cessione della Salernitana ad un gruppo non autoctono, veniva percepita come un’ingerenza, l’usurpazione della res propria condite da mero interesse commerciale. Tra i momenti più “alti” delle schermaglie tra Lotito e i giornalisti ci sono quelli dove l’imprenditore ricorda che la squadra ha quasi sempre navigato nella terza serie, offrendo il suo posto a chi, tra i presenti, avesse voglia di aprire il proprio portafoglio. Non siamo nemmeno all’inizio della nostra storia, quella del “cavalluccio marino” ha tante altre sfaccettature. La più nitida e visibile sta proprio nell’attuale stagione, dove si sono intrecciati tanti momenti. Chi pensa ad una cavalcata trionfale si sbaglia di grosso. Ad un certo punto gli uomini di Castori sono rimasti invischiati nel pericolo play-off, complici la grossa rimonta operata dal Monza e le resistenze di un’altra pretendente come il Lecce. Poi la luce grazie ad una certa costanza di risultati soprattutto in campo esterno, con i granata insediati tra primo e secondo posto nella parziale classifica delle ultime 10 partite giocate. Qualche piccola preoccupazione all’Arechi dove, sempre nel periodo preso in esame, la squadra si è assestata al 4° posto dietro Empoli, Brescia e, alternativamente, Venezia ed Ascoli. Dicevamo di una promozione dai mille volti, dai molteplici aspetti, anche orribili. Spaccati di cronaca che non vorremmo mai raccontare. La strage della galleria Santa Lucia (Nocera Inferiore), dove le gravi intemperanze dei supporters granata, provenienti dalla infausta trasferta di Piacenza (23 maggio 1999), causarono un incendio sul treno 1681. Nel rogo perirono 4 tifosi. Impossibile non ritornare sul gravissimo episodio dell’aggressione alla giovane figlia di Grassadonia, tecnico del Pescara, di nascita salernitano e granata. Nella mente di quei delinquenti facinorosi, che non potranno mai fregiarsi del titolo di tifoso e che hanno infangato un’intera città, il Grassadonia allenatore avrebbe dovuto perdere l’ultimo incontro (Pescara-Salernitana) per favorire la promozione degli ospiti. Gli abruzzesi hanno si perso (0-3) ma per la schiacciante superiorità dei campani (visibile anche dalla classifica finale), e qualsiasi altro risultato sarebbe stato comunque inutile, visto il concomitante harakiri interno del Monza che ha patito non poco l’arrembante Brescia reduce da 4 vittorie consecutive.
Non da ultimo il recentissimo decesso di un giovane tifoso, rimasto coinvolto in un incidente in motociclo durante la frenesia per i festeggiamenti. Una promozione dai mille volti di cui uno riguarda proprio il presidente Lotito che, come noto, non potrà avere due club nella stessa categoria. Ci saranno 30 giorni di tempo per dirimere una situazione che, allo stato attuale, prevede diversi scenari. Un interesse da parte di un imprenditore romano, pronto a rilevare il pacchetto azionario, oppure l’intervento di qualche fondo straniero. Se non dovessero concretizzarsi queste ipotesi, ci si potrebbe rifugiare nel codice civile, con l’affidamento da parte di un giudice ad un curatore che amministri la società in attesa della realizzazione della cessione.
Chiudiamo con il tema più bello di questa favola scritta dagli autori più acclamati: Belec, Bogdan, Gyomber, Mantovani, Casasola, Capezzi, Di Tacchio, Kiyine, Jaroszynski, Gondo, Tutino, Djuric, Cicerelli, mister Fabrizio Castori. L’ultimo pensiero è per i tanti tifosi che hanno atteso l’agognata risalita della Salernitana tra i grandi del calcio per ben 23 anni. Con il ritorno del pubblico negli stadi avremo sicuramente un pienone assicurato, con l’Arechi stracolmo a lanciare il suo mantra in un solo grido: Granata Alè!