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Ogni maledetta domenica… il Fantacalcio. Tante le preghiere che dagli anni Novanta accompagnano i fantallenatori, nella speranza di vincere il torneo. Almeno una volta tanto. O, perlomeno, di superare il fatidico 65 di punteggio totale.

Fantacalcio: vita di un fantallenatore

Tutto ha inizio con l’asta estiva, quest’anno posticipata per ovvi motivi. Già qui troviamo i giocatori più svariati: chi passa giornate a consultare interminabili elenchi, chi conosce morte e miracoli, chi fa da scouting per i talenti emergenti. Altri, invece, si affidano al caso e magari vincono pure, rendendo vane le sudate carte degli strateghi. Il bello, però deve ancora venire. L’investitore del momento non bada a spese, lanciando bombe a suon di milioni. Il parsimonioso punta a puntellare alcuni reparti di low cost, per poi realizzare un maxi investimento per un top di attacco. Immancabile, poi, lo spiritoso di turno: “Uno per Roberto Baggio! Uno per Messi!“, con tanto di minacce velate: questo è un momento sacro. Per non parlare, poi, dello squilibrato che confonde giocatori omonimi: quale Pellegrini voleva? Iniziano duelli per determinarlo, consigliamo a tutti di allontanarsi dalla stanza.

Poi arriva… ogni maledetta domenica di Fantacalcio, ma anche sabato e lunedì, in un campionato così a spezzatino. I dilemmi di modulo e formazione attanagliano ogni ora e qualunque giocatore in gol lasciato in panchina diventa un rimpianto. Le partite sono una trepidante attesa in attesa della rete, talvolta diventa pure lecito essere felici se segna proprio la squadra del cuore. “Potrebbe fare un gol, poi si rimonta“, il compromesso che in molti sanno accettare. Anche le reazioni sono le più estreme: il filosofo che accetta la sconfitta, il disperato che esulta a ogni gol, lo sfortunato che addossa tutte le colpe alla malasorte. Chi ha l’infermeria piena, chi se la prende con l’arbitro (tanto c’entra sempre), chi insulta i poveri allenatori, vittime delle proprie scelte. O il dipendente dai social che manda messaggi ai propri giocatori, pregando per gol e assist a manetta.

È solo un gioco?

Se la giornata va male, meglio che tutti stiano alla larga, il nervoso può nuocere gravemente alla salute degli altri. Serve qualche ora per sbollentirsi, la tensione già è volta alla prossima partita. Si ragiona da allenatori.

Ma sarà mai possibile adirarsi così tanto per un gioco? Da generazioni, da Baggio a Cristiano Ronaldo, questa passione infervora tanto gli appassionati del pallone. Le tecnologie avanzano, ora si può gestire tramite app, non è più necessario aspettare il magico listone. Ma una cosa non cambierà mai: ogni maledetta domenica ci sarà una battaglia da portare a termine. Gioie e dolori si succederanno senza timore, i rituali sono ripetuti ogni domenica con estrema passione. Ogni maledetta domenica, ci ricordiamo che non è solo un gioco.

Di Luca Ripari

Sono Luca Ripari, ho 26 anni e provengo da Perugia. Nel giugno 2019 mi sono laureato in Mediazione Linguistica, in inglese e spagnolo. Ho una grande passione per il calcio, tanto da aver dedicato la mia tesi finale a questo argomento, lo sport interconnesso con società e cultura. Ho iniziato a collaborare con alcune testate e anche la radiocronaca mi appassiona. Mi piace scrivere, raccontare di calcio, viaggiare e leggere.