GiampaoloFonte immagine: profilo Twitter Sampdoria Calcio

Conferenza stampa pre Verona-Milan, 14 settembre 2019. “Tu ti senti più un esteta o un impaziente?“. Chiede il giornalista. “Io sono un onesto lavoratore della vigna“. Così Marco Giampaolo, in uno dei suoi interventi nella brevissima esperienza in rossonero, costellata da 3 vittorie e 4 sconfitte. Uno score costato l’esonero con la successione di Pioli, l’esplosione della pandemia e un mondo che non sarebbe stato più lo stesso. A un anno dall’altrettanto complicata disavventura col Torino, il tecnico abruzzese, ma nato a Bellinzona, torna a dirigere con la sua bacchetta la Sampdoria, pericolosamente a +3 sulla zona retrocessione. Si tratta della scelta giusta?

Giampaolo-Sampdoria, qualche dubbio tattico

Non ci si può non soffermare sul modulo impiegato dall’allenatore, il 4-3-1-2. Profondo estimatore del trequartista, ci si pone subito un quesito importante. Candreva non potrebbe risentire di questo spostamento tattico? Roberto D’Aversa, con tutti i vari demeriti del caso, ha avuto modo di renderlo vitale nel suo 4-4-2, esaltandone la velocità e il cambio di passo. Caratteristiche che sembra più in difficoltà replicare giocando da trequartista e nel derby ligure con lo Spezia è apparso già in difficoltà. I centrocampisti di Giampaolo, inoltre, hanno piedi delicati e in grado di dettare i tempi di gioco. Caratteristiche totalmente diverse di Rincon, Ekdal e Thorsby, tanto per fare due nomi, più incontristi e volti al recupero del pallone.

Nessuno lo ha mai negato: il calcio di Giampaolo necessita di tempo. I blucerchiati ne hanno? Là dietro, Venezia e Cagliari aumentano il fiato sul collo, in risalita e in continua pressione. Come dimostrato nell’avventura rossonera, l’ex Torino sembra risentire molto della pressione di una piazza. Certo, non calda come quella di una big ma comunque turbolenta a causa dei risultati deludenti sul campo. Una tensione che il tecnico deve dimostrare di saper superare

I numeri

Le ultime due esperienze già citate a Milano e Torino non sono state l’emblema del successo per Giampaolo. Al Milan, più giocatori avevano spesso confessato di non comprendere appieno le sue richieste, tra cui Suso, di cui era “calcisticamente innamorato“. Lasciando in panchina giocatori di qualità come Theo Hernandez e Leao, pienamente esplosi con la gestione Pioli. In granata, poi, non ha sicuramente raccolto cifre migliori. Appena 13 punti in 18 panchine, terzultimo posto in classifica e squadra in piena confusione. 2 vittorie, 7 pareggi e 9 sconfitte. Incredibili le rimonte subito, dallo 0-2/4-2 con l’Inter a San Siro al 3-4 interno patito contro la Lazio. Una squadra di amnesie e con scarso equilibrio mentale, apparentemente ritrovato con il lavoro di Ivan Juric.

Riuscirà Giampaolo a risollevare le sorti dei genovesi, suo passato dal 2016 al 2019? Per una città turbolenta su entrambe le sponde per la situazione panchine, ogni dubbio è legittimo. Il maestro dovrà ritrovare la sua bacchetta e il tempo, ancora una volta, è maledettamente ostile.

A cura di Luca Ripari

Di Luca Ripari

Sono Luca Ripari, ho 26 anni e provengo da Perugia. Nel giugno 2019 mi sono laureato in Mediazione Linguistica, in inglese e spagnolo. Ho una grande passione per il calcio, tanto da aver dedicato la mia tesi finale a questo argomento, lo sport interconnesso con società e cultura. Ho iniziato a collaborare con alcune testate e anche la radiocronaca mi appassiona. Mi piace scrivere, raccontare di calcio, viaggiare e leggere.