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capuano

Accidenti che freddo, mi tolgo questi occhiali scuri, inutili, tanto mi hanno già catechizzato dall’Italia. Il sole lo vedrai solo su vecchi manifesti che pubblicizzano viaggi in Sicilia! Ho le valigie da sistemare e devo ricordarmi di non bere caffè, defunto parente di quello che mi prepara Maria. Sul tavolino della stanza d’albergo poggio il cartoccio di pizza di patate e qualche frutto. Certo che Maria ha pensato proprio a tutto. Comunque devo riuscire, devo mettercela tutta ora che sono in alto. Ho aspettato un quarto di secolo, ma l’occasione è arrivata. Poi devo ancora arrivare al campo, incontrare la stampa e quelli che saranno i miei nuovi giocatori, i miei ragazzi. La solitudine non mi spaventa anzi mi esalta. È quest’aria impalpabile che irretisce. Si vede tutto sfocato, a sera una danza d’ombre. I palazzi sono totem. Pure l’impronunciabile Kehrwegstadion. Lo chiamerò solo “il campo”, così, tanto per non fare brutta figura. Mentre mi avvicino la nebbia lo avviluppa in un manto mobile che lo rende etereo. Spaventosamente affascinante, immorale. Poco più di 8mila posti, mi sembra il Maracanà. Per me che negli anni ottanta allenavo l’Herajon che non è in Grecia ma a Capaccio (Salerno ndr). Ma quest’erba ora è mia e con il fischietto in bocca divento un altro. Mi trasformo in un gigante. Napoleone in testa alle truppe, un rinato Ulysses Grant. Dalla polvere alle più alte stelle dell’esercito americano. Mi chiamo Ezio Capuano, nato a Salerno, classe 1965. Professione: allenatore di calcio, cellulare 3-5-2. Dirigo l’Eupen, serie A belga. È il 2010 A.D.”.

È così, con dolcezza e nostalgica ammirazione che immaginiamo la romanzata invasione del Belgio di Eziolino Capuano. Allenatore capace di avere più follower di Michael Bublé. È un fiume in piena Eziolino. Nelle conferenze stampa, quando viene provocato; sul terreno di gioco, quando i suoi giocatori non si applicano o non cedono ai suoi dettami: attenzione in fase difensiva e grande reattività nelle ripartenze. È un opale australiano, oro per youtuber. Un allenatore ancora giovane, eppure capace di cambiare ben 27 squadre. Una carriera infinita, fino alla penultima occasione, durata quanto una giornata di pioggia nel Kalahari. Il 3 settembre 2020 firma per il Foggia, piazza dal passato illustre ora navigante in terza serie. È una ghiotta opportunità per riportare i satanelli verso lidi più consoni. Del resto aveva già sfiorato l’impresa l’anno prima conducendo, da subentrato, l’Avellino ai play-off di categoria, riesumando clamorosamente gli irpini da una classifica più da scoiattoli che da lupi. La presentazione in quel di Foggia si è consumata in perfetto Capuano’s style. I suoi argomenti di battaglia perseguiti con indomita tenacia: moralità, dedizione, rispetto. L’assoluta indifferenza ai contratti e quindi ai soldi. Poi più nulla. Con il campionato ancora fermo, decide di dimettersi il 28 settembre per divergenze sul calciomercato. Oggi allena il Potenza (un solo drammatico punto nelle ultime 5), succedendo all’esonerato Mario Somma. Perché per Eziolino è sempre la penultima occasione. E’ un gran bel tipo Capuano, che citare gli episodi adornanti la sua figura ci vorrebbe la Treccani. Ad Arezzo, dopo un’amichevole giocata sottotono, diventò una furia nello spogliatoio. Lo show fu registrato dal difensore Sperotto che, dopo il clamore sul web, rescisse il contratto con il club. Ad Avellino si presentò in allenamento e dopo aver annusato la scarsa voglia di seguirlo, polverizzò sul terreno di gioco i famosi occhialoni a specchio. Amico di Montella e Mourinho. Tra le sue perle: “nessun allenatore in Italia ha vinto più di me negli ultimi sei anni in piazze diverse”; “avessi allenato al nord avrei fatto un’altra carriera, ma ho imparato a friggere il pesce con l’acqua minerale”. Questo e altro è Eziolino Capuano, capace, una volta raggiunta la vetta, di animare solo quattro partite, salutando il KAS Eupen per divergenze con il direttivo. Inimitabile personaggio, ultimo difensore di valori in declino.

Un antieroe, protagonista perfetto ne: “La solitudine del maratoneta” di Alan Sillitoe.

Forse Capuano non è stato mai informato che Eupen è sede della comunità germanofona del Belgio. Capoluogo del Cantone Orientale il cui territorio, con il Trattato di Versailles del 1919, fu trasferito dalla Germania al Belgio.

Achtung Ezio, se non ci fosse stata la Grande Guerra allenavi in Bundesliga!