Questa Superlega non s’ha da fare. Ci scusiamo per aver evocato il Manzoni in un contesto così avulso, ma ci è sembrato doveroso. Come nella vicenda dei Promessi Sposi, abbiamo assistito (e stiamo ancora assistendo) a un’intensa trama ricca di colpi di scena. Una sorta di tragicommedia. Stavolta, però, non in una versione all’italiana, ma in salsa internazionale.

Superlega, la sveglia della notte

 Il tutto ha inizio dal post big match tra Napoli e Inter, decisivo per le rispettive ambizioni di Champions League e Scudetto. L’Europa inizia ad assopirsi, ma non i vertici di 12 club virtuosi, che annunciano la creazione di un nuovo torneo, la famigerata Superlega. Il mondo calcistico, improvvisamente, si sveglia dal letto. I club coinvolti alzano la cresta, convinti di aver trovato la soluzione alle proprie magagne finanziarie. Andrea Agnelli esce dall’ECA, Milan e Inter tra i nostri confini aderiscono al progetto: si fa sul serio. UEFA e FIFA sono colpite nell’orgoglio, minacciando pene esemplari ed esclusioni, nel timore di vedere relegati i loro giocattoli.

Un coro di diversità

Mano mano, si delinea una situazione ricca di colpi di scena: José Mourinho è esonerato dal Tottenham, Jurgen Klopp ha una forte con la dirigenza. Sono proprio loro, gli allenatori, a decidere di abbandonare la figura degli sparring partner. De Zerbi e Cosmi tra i nostri confini sono in prima linea. La battitura del copione è più o meno la stessa. “Il calcio è del popolo, mi tengo Crotone-Spezia, domani andremo a San Siro arrabbiati“. Si smobilita addirittura il mondo politico, mai tanto attaccato al calcio come è sembrato nei giorni scorsi. Boris Johnson intende addirittura creare un organo superiore di controllo. Macron si schiera apertamente, il nostro Premier Mario Draghi difende il diritto alla Serie A. Il tutto, dopo mesi di indifferenza verso un prodotto che genera un’importante fetta del PIL italiano. È bastata una fredda notte di fine aprile.

Nella sceneggiatura appaiono anche i tifosi, sentitosi afflitti da una tale decisione. In Italia gli ultras delle curve emanano comunicati. In Oltremanica i supporters invadono le strade di Londra e Liverpool, con striscioni e tanto di cori “No Super League“. I giocatori del Leeds, avversari dei Reds, indossano una maglietta celebrativa per protestare contro l’oltraggio. Il tempo di assaporare l’anticipo Verona-Fiorentina e nemmeno stavolta si va a nanna tranquilli. Comunicato ufficiale della martoriata Super League: “Stiamo riconsiderando i passaggi appropriati, al fine di rimediare il progetto. Proponiamo un nuovo torneo, perché quello attuale non funziona. Il club inglesi sono stati costretti ad andarsene per pressione esterne“. Goodnight everyone.

Una rivoluzione a metà

Queste due giornate frenetiche hanno smosso un intero popolo, da un po’ assopito a causa delle vicende della pandemia. Un annuncio nel buio della notte è bastato ad accendere una miccia di discussioni e contestazioni, dopo un periodo di calma apparente. Tutti attori principali di una vicenda destinata a diventare una spassosa commedia, di quelle comico-catastrofiche. Da “Il calcio è morto” a “Vabbè dai, in fondo è meglio così“. A breve riapriranno i cinema, perché non proporla a uno sceneggiatore?

Di Luca Ripari

Sono Luca Ripari, ho 26 anni e provengo da Perugia. Nel giugno 2019 mi sono laureato in Mediazione Linguistica, in inglese e spagnolo. Ho una grande passione per il calcio, tanto da aver dedicato la mia tesi finale a questo argomento, lo sport interconnesso con società e cultura. Ho iniziato a collaborare con alcune testate e anche la radiocronaca mi appassiona. Mi piace scrivere, raccontare di calcio, viaggiare e leggere.