28 ottobre 1979 – 2024, sono passati 45 anni da una tragedia che segnò pesantemente la storia del calcio romano, quando cioè Vincenzo Paparelli venne ucciso durante il derby capitolino. Roma-Lazio 1-1, ma di quella stracittadina a nessuno importò il risultato di un match che comunque, per motivi di ordine pubblico, si decise di giocare davanti alla gente sconvolta da quanto accaduto.
Una festa dello sport che si tramutò in un incubo, soprattutto per una famiglia che subì, quel pomeriggio e da quel giorno in poi, le conseguenze del gesto inaudito di un folle. Un razzo partito dalla Curva Sud, opposta a quella biancoceleste, attraversò tutto il campo colpendo il giovane Vincenzo in pieno volto, il quale fu trasportato poi all’Ospedale Santo Spirito ma per lui non ci fu più nulla da fare.
A distanza di 45 anni il ricordo di Paparelli è ancora vivo nel cuore dei tifosi laziali, con la tifoseria organizzata e non solo che non perde occasione per rimandare il pensiero a quel ragazzo di 33 anni che, accomunato dalla stessa passione sportiva, fu vittima di una tragedia che farà per sempre parte della storia biancoceleste. Anche nella gara di ieri, come ogni anno, il ricordo è risultato indelebile con cori e striscioni.
Il 28 ottobre 2001, sotto la Curva Nord, è stata posta una targa in ricordo di Vincenzo Paparelli che recita così: “Al tuo fianco nel passato, nel presente, per non dimenticare. La città di Roma alla famiglia e al popolo biancoceleste.”
Il figlio Gabriele, altra povera vittima nella vita, di quell’insano gesto di 45 anni fa che gli portò via il padre, è oggi un uomo che con dignità, caparbietà ed infinito amore, difende imperterrito il nome del povero Vincenzo. Si, perché è questa la triste verità, il nome di Paparelli è spesso ancora vigliaccamente infangato dai soliti scarti della società che riversano sul ricordo di un’orribile tragedia le proprie frustrazioni di una vita che, probabilmente, non è in grado di offrirgli soddisfazioni di altro genere. Non è goliardia, non è sfottò, è e sempre sarà soltanto una grandissima vergogna. Spesso si è chiesto anche un intervento deciso e di parte della società A.S. Roma per condannare episodi del genere, ma il tutto non si è mai totalmente concretizzato, come se non si volesse quasi identificare ed “ufficializzare” la matrice di scritte, striscioni e cori ignobili da parte della tifoseria giallorossa, fortunatamente però formata anche da persone che condannano fermamente fatti del genere che ad oggi, purtroppo, ancora si verificano.
Gabriele, che in un’intervista disse “Ho firmato col sangue il mio contratto a vita con la Lazio”, ha inevitabilmente i colori biancocelesti nel cuore, ed i suoi ricordi legati a quel giorno, ascoltati in interventi in radio o in tv o letti sui social, da un lato dimostrano la triste dolcezza di un bambino cresciuto senza una parte importante di sé, dall’altra, la maturità di uomo diventato tale con valori e principi che in molti dovrebbero avere.
“Se potessi in un’altra vita stare vicino al tifoso della Roma intento a far partire quel razzo maledetto, gli direi che sta rovinando due famiglie. La mia e la sua, che sta per uccidere un uomo e che sta per uccidere anche sé stesso.”
28 ottobre 1979 – 2024, sono passati 45 anni ed il ricordo della società Lazio è espressione di un pensiero comune che nel mondo biancoceleste mai cambierà: “Vincenzo Paparelli vive nei nostri cuori”.