Ci sono persone che non raccontano solo il calcio: lo vivono. Con la voce, con gli occhi, e soprattutto con il cuore. Maria Vittoria Pasetti è una di quelle.
Giornalista, ma prima di tutto tifosa. Della SPAL, la squadra della sua città. Una passione che si è trasformata in lavoro. In questa intervista non parleremo solo di tattiche e microfoni, ma andremo più a fondo: dove nascono i sogni, dove il calcio non è solo uno sport ma un linguaggio dell’anima.
Ciao Maria Vittoria, e grazie di essere qui con me oggi. Innanzitutto, come stai? Raccontaci un po’ in che momento della tua vita sei.
Ciao Jacopo, grazie mille a te! È davvero un piacere poter parlare insieme a te. Devo dirti che sto bene: è un periodo molto intenso, ma sto facendo tante cose belle e sono davvero contenta. Sto terminando la magistrale in ingegneria informatica e porto avanti la mia passione per il calcio collaborando, a Ferrara, con una televisione che segue la SPAL, la squadra della mia città. Inoltre collaboro a Milano con House of Calcio, dove ci occupiamo di Serie A con contenuti data-driven. È un momento sicuramente impegnativo, ma altrettanto gratificante.
Com’è iniziato il tuo percorso nel giornalismo sportivo?
A dire il vero, è iniziato quasi per caso. Ho sempre seguito il calcio: i miei genitori scrivevano articoli sportivi, quindi questa passione l’ho respirata in casa. Un giorno mi invitarono in una televisione locale per un’intervista su un tema del tutto lontano dal calcio. L’intervista andò molto bene, e ricordo che mi chiesero se mi sarebbe piaciuto andare a parlare in TV della SPAL, seguire le partite e commentarle insieme a loro. Mi ci sono buttata a capofitto e da quel momento ho capito che per me era una passione fortissima. Così ho continuato gli studi in ingegneria, affiancando un master in giornalismo sportivo e uno in data e match analysis.
Com’è cambiato, secondo te, il giornalismo sportivo negli ultimi anni? E quanto è importante oggi saper comunicare attraverso i social?
Il giornalismo sportivo è cambiato tantissimo. I social lo stanno rivoluzionando: ci sono tantissime pagine che ottengono grande visibilità, e le notizie viaggiano a una velocità impressionante. È bellissimo poter essere sempre aggiornati, ma la mole di lavoro è cresciuta esponenzialmente. Per stare al passo servono tante persone che ogni giorno cercano, verificano e scrivono notizie. È un mondo affascinante ma anche molto complesso.
Conosciamo la tua passione per la SPAL. Come vivi il tuo “ruolo” di tifosa e, al tempo stesso, di professionista?
Ti dirò la verità: sono sempre riuscita a separare il lato da tifosa da quello professionale. Quando seguo le partite in diretta, cerco di essere il più oggettiva possibile. Metto da parte l’emozione, di quello che pensa la Maria Vittoria tifosa e mi concentro su ciò che accade in campo. Finora, ci sono riuscita senza problemi.
Qual è il ricordo più bello legato alla tua squadra del cuore?
La promozione in Serie A è uno dei ricordi più belli. Abito in centro e ricordo che, durante quei novanta minuti, si sentiva il tifo in tutta la città. Al fischio finale i tifosi si riversarono per le strade, riempiendo Ferrara di bandiere e di gioia. È un ricordo indelebile. Ma sono legata a tutto quel periodo: la SPAL passò dalla Serie C alla Serie A in pochissimo tempo. In città si respirava un’energia incredibile. Dopo tanti anni finalmente la Spal era tornata in vetta.
Ti ricordi il momento esatto in cui hai capito che il calcio sarebbe stato parte della tua vita non solo da tifosa, ma anche da professionista?
Assolutamente sì. Ricordo la mia prima diretta ufficiale, in cui abbiamo seguito la SPAL, e tutto mi venne così naturale. Ho pensato: “È davvero questo quello che voglio fare!”. Da quel giorno non ho mai avuto dubbi. Certo, non è un lavoro facile: ho dovuto rinunciare a tante cose del mio quotidiano. Ma sono convinta e felice della scelta fatta.
Tra le esperienze fatte, quale reputi quella che ha segnato una svolta nella tua carriera?
In realtà ogni esperienza è stata fondamentale. La televisione di Ferrara mi ha permesso di imparare il mestiere, di prendere confidenza con la videocamera e con il pubblico. I master mi hanno dato competenze, sicurezza e la capacità di trasmetterla agli altri. Ogni tappa è stata preziosa per crescere in questo settore.
Che consiglio daresti a chi vuole intraprendere il tuo stesso percorso?
Due consigli: il primo è studiare tanto e impegnarsi. Per stare al passo con un mondo in continua evoluzione, bisogna essere davvero preparati. Il secondo è crederci sempre. È un settore difficile, ma mio padre — che era giornalista — mi ha sempre detto di non smettere mai di crederci, nemmeno nei momenti difficili.
Se potessi parlare alla Maria Vittoria adolescente, cosa le diresti?
Questa domanda mi piace tantissimo. Mi ha colpito davvero tanto. Una di quelle domande alle quali ti fermi di più a riflettere. Probabilmente le direi di non buttarsi giù davanti alle difficoltà. I fallimenti capitano a tutti, ma è proprio da lì che si cresce per fare sempre meglio. Per la prima volta mi sento di dire questa cosa molto personale a qualcuno che non fa parte della mia famiglia e della mia cerchia di amici: al secondo anno delle superiori sono stata bocciata. È stato un anno davvero complesso quello. Spesso una bocciatura viene vista come “la fine del mondo”, ma per me è stata come una svolta. Senza quella caduta forse non avrei avuto la forza di lottare per provare a fare qualcosa di grande per me e costruire quello che ho costruito oggi. Guardandomi indietro forse non avrei mai pensato di poter fare tutto questo!
Cosa significa per te, oggi, essere una donna che parla di calcio con competenza e passione, in un ambiente ancora percepito come maschilista?
Non è sempre facile. Ci sono ancora oggi commenti di chi pensa che le donne non siano all’altezza, o non possano essere competenti quanto gli uomini. Dalla mia esperienza personale ti posso dire che ho incontrato uomini che mi hanno fatto sentire valorizzata, credendo in me e nella mia professionalità. Persone davvero incedibili che mi hanno sempre trasmesso grande fiducia. È qualcosa di impagabile per me. Anche se leggo ancora tanti commenti negativi, credo — e spero — che siamo sempre più vicini a un cambiamento culturale.
Il tuo sogno nel cassetto?
Il mio sogno è poter fare questo lavoro per tutta la vita. Ottenere traguardi importanti, andare a dormire ogni sera soddisfatta, con la voglia di fare sempre di più. Vivere ogni giorno continuando a pensare di poter raggiungere un obiettivo sempre più grande. Perché nella vita si può sempre dare quel qualcosa in più.
Grazie, Maria Vittoria, per la tua disponibilità. È stato un piacere chiacchierare con te. In bocca al lupo per i tuoi progetti. A presto!
Grazie a te Jacopo per avermi dato l’opportunità di raccontarmi. Grazie per la bellissima intervista, è stato un grande piacere anche per me chiacchierare con te oggi. A presto!