Cammino in salita fino a mirar le stelle.
Fino a pochi giorni prima dell’inizio dell’Europeo 2020 era stato considerato il 27° giocatore. Mancini l’aveva notato, provato ma aveva deciso alla fine di non portarlo con la squadra. Poi, forse per caso o forse per destino, si potrebbe chiamare in qualsiasi modo, Matteo Pessina viene convocato (a seguito dell’infortunio di Stefano Sensi) e parte con gli azzurri alla volta dell’Olimpico. La titolarità arriva con il Galles e di sicuro non passa inosservata: il suo taglio su punizione ha permesso all’Italia di vincere 1-0 e di terminare il girone in prima posizione. Ancora sua la rete, importantissima, contro l’Austria, con cui ha regalato alla nazionale azzurra la qualificazione ai quarti di questo Europeo. Entrato nel corso del secondo tempo, in una partita che sembrava essere stregata, il numero 12 quel gol l’ha cercato, l’ha voluto e l’ha trovato al 105’+1. È questo quindi un sogno da cui Pessina, e con lui l’Italia intera, non vorrebbe più svegliarsi.
Il sogno che ora è diventato una bellissima realtà.
Quello del trequartista arrivato da Monza può essere davvero definito come un sogno realizzato con un grande lavoro. Senza mai arrendersi. Dopo un inizio carriera giocato al Monza, le esperienze non positivissime a Lecce e Catania, la rinascita a Como, arriva in Serie B allo Spezia. Poi, finalmente, c’è l’approdo in Serie A con l’Atalanta. Davanti a lui si aprono le porte del calcio italiano ed europeo di massima serie. Il calcio dei campioni. Un traguardo che non ha cambiato però il suo modo di essere. Perché Pessina ha continuato a tenere i piedi per terra, giocando sì ai livelli più elevati ma continuando a lavorare sodo e a studiare Economia e Commercio all’Università, seguendo anche le orme del padre commercialista. Ci sono le partite e ci sono gli esami, un mondo fatto di due rette parallele portate avanti con grande determinazione. Un giocatore che diventa così la dimostrazione che, continuando a crederci e non arrendendosi, si può realmente arrivare lontano. “I momenti difficili ci sono stati: in C non giocavo, è stato difficile, ho anche pensato di smettere ma sono andato avanti perché amo giocare a calcio e voglio farlo per tutta la vita”, ha dichiarato nella conferenza stampa a Coverciano in vista della sfida contro il Belgio.
Le parole di chi non si è mai arreso.
“Un secondo prima di entrare in campo ho chiuso gli occhi e mi sono passate davanti mille immagini. La prima volta che sono entrato in uno spogliatoio. Il rumore dei tacchetti sul pavimento. L’emozione della prima maglia indossata con un numero dietro. Il TUO numero. Le prime volte che assieme a mio papà guardavo la tv e sullo schermo c’erano i grandi campioni avevo un brivido. Ora so cosa vuol dire davvero. Adesso quel sogno è diventato realtà, anche se forse sto ancora sognando”, pensieri scritti proprio da lui sul suo profilo Instagram, il giorno dopo la partita giocata contro la Svizzera. Sono i pensieri sinceri di chi sta vivendo le sue notti magiche e che, a prescindere da tutto, non le dimenticherà mai. Pensieri di un ragazzo che ha ancora margini di crescita ampi; di un giocatore che, titolare o subentrante, sta mostrando le sue qualità e la sua grande maturità, pur avendo appena 24 anni.