CagliariFoto tratta dal libro "Stadi d'Italia" di Sandro Solinas

Poche squadre rimangono saldamente legate al nome e ai destini di un solo giocatore come nel caso del Cagliari di Gigi Riva e in verità la tentazione di limitare il nostro discorso ai soli campi di gioco che nel capoluogo sardo ospitarono le prodezze del sinistro di Rombo di Tuono è stata forte. Tuttavia la nostra storia deve necessariamente partire dal principio, ossia dal roccioso e ondulato campo della Piazza d’Armi nello spiazzo antistante la Facoltà d‘Ingegneria, dove nel 1902 fu giocata la prima partita di calcio a Cagliari. Nell’occasione si sfidarono alcuni studenti universitari e una squadra composta da marinai genovesi di una nave in sosta nel porto isolano. Come pali delle porte venivano usati i tronchi dei pini. Ma gare improvvisate avevano luogo anche nella darsena, la cosiddetta Spianata che confinava col molo di Ponente e con la Scaffa, non diversamente da quel che negli stessi anni avveniva a Sottoripa di Genova, all’Ardenza livornese, a Mergellina e in quasi tutte le aree a ridosso degli scali marittimi. Il primo campo utilizzato dal Cagliari Football Club, fondato nel 1920, fu però lo spiazzo dello stallaggio Meloni di Via Trieste, inaugurato l’8 settembre dello stesso anno con una sfida alla «fortissima squadra di Sassari», come riportano le cronache d?’epoca. Davanti alla «madrina» Loi Donà i ragazzi di casa (in casacca neroazzurra) si imposero a sorpresa per 5 a 2 con tripletta del primo idolo locale, Alberto ?Cocchino? Figari. Come ricorda Marcello Serra in “L’aurora sui graniti è rossoblù? (Editrice Sarda Fossataro, 1971) si trattava di un vasto cortile in terra battuta recintato dai box dove trovavano alloggio i cavalli e i carri che giungevano ogni giorno in città dai paesi vicini. Nato come deposito di carri merci, convertito in campo da calcio e ampliato con degli spogliatoi e una tribuna, nel 1936 lo stallaggio Meloni divenne definitivamente una caserma e dello storico terreno di gioco, tra alberi e ruderi, rimane oggi solamente la memoria. Nel 1922, in occasione della partecipazione della squadra al campionato cittadino, il campo sportivo venne ampliato e dotato di una piccola tribuna e di spogliatoi. Nell’ottobre 1924, su iniziativa dell’?allora presidente rossoblu Carlo Costa Marras, non lontano ebbe inizio la costruzione del nuovo Stadio Comunale di Via Pola, situato più centrale e utilizzato dal Cagliari per oltre un quarto di secolo. Il terreno di gioco era in terra battuta, affiancato da un’ampia tribuna disposta in maniera leggermente arcuata, realizzata sfruttando il dislivello verso Corso Vittorio Emanuele in prossimità della Chiesa dell’Annunziata nel quart‘ere Stampace fondato nel XIII secolo dai pisani che infatti lo ricordano anche nella loro città con l’omonimo bastione che diede il nome al velodromo sul quale i neroazzurri giocarono per diversi anni ai primi del Novecento. Durante la stagione 1925-26 l’impianto venne rifinito con la costruzione della tribuna coperta in legno. Dieci anni dopo, la Ferrobeton – di cui l’ex presidente della squadra Aldo Pacca era direttore – requisì la copertura in legno della tribuna, smontò le gradinate e abbatté la recinzione dell’impianto sportivo per recuperare parte dei crediti vantati nei confronti del sodalizio rossoblu che allora navigava in cattive acque, tanto da doversi per breve tempo trasferire le gare al campo di Via Bonaria. Durante la guerra il terreno di Via Pola fu devastato dai bombardamenti e furono gli stessi giocatori ad adoperarsi per renderlo nuovamente riutilizzabile al termine del conflitto. Oggi il campo di via Pola non esiste più, sostituito dal mercato alimentare e poi dalla biblioteca comunale. Grazie a un accordo con l’omonima storica società ginnica, il Cagliari nel 1952 si trasferì nel più celebre terreno dello Stadio Amsicora, il campo che nel 1970 ospitò la lunga galoppata dei rossoblù verso quello che resta finora il loro unico titolo nazionale conquistato. Intitolato all’antico guerriero sardo che si tolse la vita dopo aver condotto in battaglia le truppe sardo-puniche contro le legioni romane di Tito Manlio Torquato, lo Stadio Amsicora è una struttura tuttora esistente costruita vicino a Ponte Vittorio su un’area dismessa dal Demanio Pubblico al confine con le Saline di Stato, precedentemente utilizzata come colonia penale. Il Presidente della Società Ginnastica Amsicora Guido Costa la acquistò il 9 g‘ugno 1922 per 11.600 lire e l’anno dopo venne realizzata una gradinata in cemento armato progettata dall’Ing. Donadio. L?‘inaugurazione del campo avvenne in occasione del concorso intersezionale cui partecipavano una trentina di società provenienti da tutta Italia, compresa la Svizzera Italiana. Durante il Ventennio il campo fu utilizzato dal Partito Nazionale Fascista che lo rinominò Campo DUX e vi organizzò le attività sportive della Gioventù Italiana del Littorio e dei Gruppi Universitari Fascisti. Il 14 maggio del 1942 Mussolini in persona assistette al saggio della G.I.L. dal palco del campo. La Società Ginnastica Amsicora continuò nel frattempo a utilizzare per la ginnastica artistica i locali sotto la tribuna, l’?attuale Palestra Costa. Nel 1941 all’?Amsicora venne organizzato il primo campionato sardo di pallacanestro maschile e femminile. Durante l’?occupazione delle truppe anglo-americane lo stadio fu utilizzato come deposito di automezzi. Lo Stadio Amsicora arrivò a una capienza di 26.000 spettatori con la costruzione dei Distinti, eretti dal Comune nel 1963 in seguito alla storica promozione della squadra nella massima serie; le restanti tribune metalliche raddoppiarono di fatto la capienza complessiva dell’impianto. Quando il campo era ancora sterrato – ricorda il giornalista Mario Salis – “prima della partita passava il camion del Comune con l’idrante per umidificare al punto giusto il terreno di gioco. Mentre un monomotore Cessna sorvolava Cagliari arrivando a cerchi concentrici sullo stadio per mostrare lo striscione dei cronometri Bulova Accutron. Lancio perfetto come l’ora giusta d‘Accutron e due orologi con le lunghe coccarde atterravano in campo. Fuori uno squadrone di carabinieri a cavallo grigi e sauri cingeva lo stadio per scoraggiare i portoghesi a scavalcare il muro di recinzione, con l’invalicabile filo spinato spiovente, ma audaci scalatori compivano l’impresa sotto lo sguardo ammirato dei militi?.” Lo stadio ospitò anche gare ciclistiche (nel 1960 l’arrivo di tappa da Sassari del 3° Giro di Sardegna), di pugilato (nel1962 la finale dei campionati europei tra Duilio Loi e Fortunato Manca), atletica leggera, hockey su prato, perino una corrida nel 1952 e un incontro della Nazionale italiana di calcio impegnata il 23 dicembre 1967 contro la rappresentativa elvetica, superata agevolmente per 4-0, nella fase eliminatoria dei Campionati Europei, poi vinti proprio dagli Azzurri. Tuttavia lo Stadio Amsicora rivelò ben presto i suoi limiti strutturali e di capienza, venendo abbandonato dal Cagliari nel 1970 quando, non molto distante, fu ultimato lo Stadio S. ELia. Nel frattempo il Comune di Cagliari, per far luogo a una tratta dell’?Asse Mediano di scorrimento, espropriò la parte di terreno dell’impianto che s‘estendeva fino al canale di Terramaini (Mammarranca) e sulla quale sorgevano spogliatoi, le tribune della curva est e una parte della pista di atletica. In seguito, abbandonato dal calcio che conta, l’?Amsicora venne rinnovato con il completo ripristino delle strutture, la costruzione del campo da tennis in cemento (poi trasformato nel primo campo di calcetto), la Palestra Cottiglia e di una pista di allenamento per l’atletica. Nel 1994 fu realizzato il nuovo campo un erba sintetica, sfruttato soprattutto per l’hockey. Come ricorda Giacomo Brunetti sul suo blog Calcio da tastiera “un tempo, su quel terreno che ancora conserva i tratti del posto aulico e campale, i protagonisti di una delle più particolari storie del panorama calcistico italiano sfidavano nella propria arena gli avversari venuti da oltremare. Perché percorrendo viale Diaz, che dal centro di Cagliari porta al Poetto, l’occhio non può cadere che su quell’insegna, invecchiata più dai ricordi che dal tempo, recitante ?Stadio Amsicora“. Un luogo che adesso mantiene una piccola parte della struttura originale ma che se osservato attentamente dà quella sensazione ammaliante propria di ambienti, come il Colosseo, in cui ti guardi attorno fissando ciò che rimane e immaginando tutto quello che, anni prima, si scatenava proprio in quel preciso sito?. Il nuovo Stadio Sant’Elia fu costruito in quella zona pianeggiante – compresa tra il colle di Sant’Ignazio, il mare e il cosiddetto Canale delle Saline – che nel tempo si è andata sempre più configurando come l’area sportiva cagliaritana, nonostante il terreno si presenti ben poco adatto a sopportare pesanti strutture, essendo costituito esclusivamente da argille plastiche miste a sabbia e detriti, dopo essere stato bonficato negli anni Trenta. Al centro di accese polemiche, la costruzione del nuovo impianto rispondeva all’esigenza di dotare la squadra di uno stadio all’altezza del titolo appena conquistato, ma soprattutto di offrire un’immagine di Cagliari al passo con i tempi e in continua espansione. La realizzazione del nuovo Stadio S. Elia fu affidata all’Ingegnere Giorgio Lombardi dell’Ufficio Tecnico comunale che ampliò, con sostanziali modifiche, il progetto redatto nel 1964 dall’architetto Antonio Sulprizio. Questo, inizialmente, prevedeva infatti un impianto scoperto di forma ellittica con un anello continuo di spalti sormontati nei soli due tratti frontali maggiori da un livello ulteriore di posti a sedere. Tuttavia, la prevista capienza di soli trentacinquemila posti non si discostava poi molto da quella dello stadio Amsicora appena ampliato, non rispondendo più alle esigenze quantitative di squadra e Comune. Così, fu deciso di modificare il progetto iniziale con la costruzione di un secondo anello di spalti continuo leggermente sovrapposto al primo, in modo da creare una ristretta zona coperta. Ogni ordine di posti fu realizzato rigorosamente a sedere, con poltroncine nei settori distinti e tribune e seggiolini nelle curve, la zona VIP venne invece rifinita in granito. All’esterno l’impianto era fortemente caratterizzato da un anello di strutture di sostegno, formate da forcelle in cemento armato e plinti a forma di Y schiacciata che, oltre a garantire una sufficiente tenuta strutturale grazie a una distribuzione diffusa dei carichi, donava allo stadio un efficace effetto di leggerezza che per molti versi ricordava la soluzione adottata nel 1956 da Pier Luogi Nervi nella costruzione del Palazzetto dello Sport di Roma. Alle spalle della Curva Nord sorge la struttura circolare del Palazzo dello Sport, mentre più in lontananza, è visibile il Castello medievale di Cagliari. La prima gara in assoluto disputata al S. Elia fu un incontro di coppa contro la Massese il 2 settembre, ma l’inaugurazione ufficiale dell’impianto può a tutti gli effetti essere considerata la partita che due settimane dopo vide il debutto europeo del Cagliari con un trionfale 3 a 0 ai francesi del St. Etienne. La gara fu seguita da circa 60.000 spettatori, tale era la capienza dello stadio prima che venisse drasticamente ridotta nel tempo a circa 40.000 posti a sedere. Ironicamente, la prima partita della nazionale azzurra disputata al S. Elia (20 febbraio 1971 contro la Spagna) non vide in campo Gigi Riva, l’idolo della tifoseria cagliaritana. Le brezze marine del vicino Golfo degli Angeli si rivelarono ben presto più letali di una punizione di Giggirriva e in occasione dei Mondiali d‘Italia ?90 fu necessario eseguire diversi lavori di ristrutturazione degli spalti e del manto erboso nonostante la giovane età dell’impianto. Ciò comportò un momentaneo ritorno della squadra all’?Amsicora nella stagione 1988-89 e il vecchio impianto, pur se limitato nella capienza a soli 7.500 posti, portò nuovamente fortuna alla squadra rossoblù che lasciò definitivamente l’inferno della Serie C in cui era nel frattempo scivolata. I lavori eseguiti al S. Elia dall’ingegnere cagliaritano Adriano Rossi riguardarono non l’ampliamento degli spalti ma il rinnovamento di molti elementi e infrastrutture e la riattivazione dell’impianto nel suo complesso in vista di un maggiore utilizzo anche per altre discipline sportive. Furono così installati i seggiolini che portarono la capienza a 42.855 posti (41.000 per le gare del Mondiale italiano), venne rifatta completamente la pista d‘atletica (più volte utilizzata per i campionati italiani) e si potenziò il sistema di illuminazione con quattro nuovi riflettori metallici a stelo che, assieme alle preesistenti quattro torri faro, permisero di raggiungere i 1500 lux richiesti dagli organizzatori del Mondiale. La tribuna principale sul lato ovest fu dotata di una copertura parziale che con un aggetto di 22 metri garantiva riparo per 2.400 posti, principalmente destinati a stampa e autorità. Rastremata verso il margine terminale fino a raggiungere lo spessore di soli 60 centimetri (contro il metro e 90 all’?estremità opposta), la copertura fu realizzata in legno laminato rifinito esternamente in rame, essendo questa l’unica soluzione in una zona caratterizzata dalla forte presenza di agenti salini corrosivi ed esposta continuamente all’azione del vento. Internamente furono ristrutturati gli spogliatoi, distribuiti in due blocchi sovrapposti, mentre all’esterno dello stadio vennero realizzati un campo ausiliario di metri 50 x 12 per gli allenamenti e un edificio provvisorio con copertura geodetica destinato a ospitare la sala stampa durante le settimane d‘Italia 90. La costruzione di nuovi parcheggi migliorò sensibilmente l’aspetto delle aree adiacenti allo stadio, a lungo lasciate in uno stato di indecoroso abbandono, ma alle tante attenzioni legate al prestigio della manifestazione internazionale seguì ancora un periodo di incuria e scarsa manutenzione che conferì nuovamente allo Stadio S. Elia un tristissimo stato di disfacimento. Gli spalti tornarono di nuovo fatiscenti e corrosi, il tabellone elettronico rimase per anni fuori uso e numerose aree palesarono la necessità di urgenti interventi di ammodernamento tanto da non far più apparire inverosimile l’ipotesi di abbandono definitivo del S. Elia e la costruzione di un nuovo impianto ubicato in posizione più felice. Il S. Elia fu infatti realizzato nel collo di un imbuto, nel terminale regionale, senza pensare a quanti tifosi e sportivi seguivano invece la squadra arrivando dall’hinterland a nord così come dal Campidano e dal Sulcis, sopportando non pochi disagi perché le strade urbane di Cagliari risultano poco adatte al flusso maggiorato del traffico. I difficili rapporti tra la società rossoblù e l’?Amministrazione Comunale resero nel tempo le cose più complicate fino a quando le disastrose condizioni strutturali dello stadio portarono necessariamente alla momentanea chiusura di alcuni settori (tribune laterali e Curva Sud, quella ospite). Dopo anni di difficili trattative e duri scontri si decise di adottare una soluzione temporanea e assai poco dignitosa con la costruzione di tre gradinate d’acciaio poste sulla pista d’atletica in grado di ospitare 4.520 persone nelle curve e 3.670 nei Distinti. Una soluzione davvero umiliante per la città di Cagliari che, se da un lato garantì ai tifosi rossoblù un’inedita e ottima visuale, dall’altro snaturò impietosamente la già modesta struttura dello stadio, costringendo la squadra isolana a un nuovo forzato esilio, questa volta allo Stadio Nino Manconi di Tempio Pausania, in Gallura. Nel 2004 le tribune metalliche furono arretrate e collegate al vecchio anello di spalti, diminuendo la pendenza degli spalti ma aumentandone la capacità. Altri interventi riguardarono la sostituzione della recinzione di fronte alla tribuna centrale con le lastre trasparenti di policarbonato, l’ampliamento della sala stampa, il rifacimento degli spogliatoi e l’impermeabilizzazione del secondo anello di spalti per evitare la caduta di calcinacci o l’infiltrazione do umidità sulle tribune sottostanti. Ciò permise al capoluogo isolano di ospitare la gara della Nazionale Italiana contro la Russia, vinta dagli Azzurri per 2 a 0 il 9 febbraio 2005. La costruzione del nuovo stadio fu in ogni caso solamente rimandata perché nel 2012 il Cagliari abbandonò il Sant’?Elia per trasferirsi nell’impianto temporaneo d‘Is Arenas nel comune limitrofo di Quartu Sant?’Elena, fino ad allora utilizzato dalle squadre locali del Sant’Elena e del Quartu 2000 e dalla società di atletica leggera Tespiense Quartu. Lo stadio, che deve il suo nome (letteralmente Le Sabbie) all’?omonima località in cui è situato, un toponimo comune altrove nel Campidano, fu completamente rivoluzionato, nella struttura e nelle capienza, per poter ospitare regolarmente le gare del campionato di Serie A 2012-2013. Originariamente costruito come campo sportivo polivalente dotato di un’unica tribuna centrale in cemento armato, in soli cinque mesi l’impianto fu trasformato in uno stadio da 16.500 posti dedicato esclusivamente al calcio, con spalti su ogni lato costituiti interamente da acciaio e moduli prefabbricati. Concepito come struttura provvisoria con una durata prevista di soli tre anni, Is Arenas fu inaugurato il 2 settembre 2012 con la gara Cagliari-Atalanta, terminata 1-1 e disputata a porte chiuse in quanto la struttura non risultava ancora completata. Mancava infatti completamente la tribuna principale: i giornalisti nell’occasione si accomodarono nei Distinti e come spogliatoi furono utilizzati quelli del vicino Palazzetto dello Sport di Via Beethoven. Il settore, noto come Main Stand, fu successivamente ultimato con i moduli della Tribuna Centrale dello Stadio Karalis Arena, progettato anni addietro dall’architetto Jaime Manca Di Villahermosa e mai costruito. Si trattava dell’unico settore dotato di copertura, costituito da sedici file di gradoni in legno lamellare, capienti circa 3.400 posti a sedere disposti sui sedili a ribaltina colorati di rosso (Tribuna Sardegna) e blu (Tribuna Centrale). Lunga 120 metri e profonda 20, la Main Stand era situata a una distanza di appena 7,50 metri dalla linea laterale del terreno di gioco e ospitava all’interno gli spogliatoi, l’infermeria, la sala antidoping, punti di ristoro e altri locali di servizio. Il resto dello stadio era costituito dalle tribune Dalmine originariamente montate al Sant’Elia negli anni 2000. I due settori di curva avevano ciascuno una capienza d‘ 4.596 posti, disposti su trenta fila di sedili; 3.922 posti divisi in 20 file invece nei Distinti. Rispetto al progetto iniziale, erano stati aggiunti due raccordi in acciaio tra le Curve e i Distinti. La vecchia tribuna in cemento armato non fu mai abbattuta, posizionata dietro i Distinti con funzioni di supporto per un’impalcatura sulla quale poggiavano le postazioni radio/TV e un maxischermo a LED di 80 m2. I locali della biglietteria furono invece costruiti autonomamente da alcuni tifosi locali autofinanziatisi. Su esplicita rich‘esta della Questura di Cagliar‘, nell’agosto 2012 in Curva Nord fu rimosso e modificato il logo del gruppo ultrà Sconvolts cui la società Cagliari Calcio aveva dedicato il settore. Le turbolente vicende giudiziarie che nel febbraio 2013 coinvolsero l?’allora presidente del Cagliari Massimo Cellino e il sindaco di Quartu Sant’Elena Mauro Contini nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Cagliari sui lavori di adeguamento dello stadio bloccarono la concessione di ulteriori deroghe per l’utilizzo dell’impianto, dichiarato pertanto inagibile dalla Commissione di Vigilanza fino al completo smantellamento della struttura avvenuto nell’?estate 2013. Dopo soltanto 14 gare (di cui la metà giocate a porte chiuse) il Cagliari abbandonò lo Stadio Is Arenas per far ritorno al Sant?’Elia, non prima di aver disputato al Nereo Rocco di Trieste le gare contro Inter, Udinese, Parma e Lazio. In attesa di un inevitabile progetto futuro per un nuovo impianto, il vecchio stadio del capoluogo sardo fu così nuovamente ristrutturato parzialmente per poter ospitare le gare della massima serie e accogliere 16.000 spettatori. Tornarono le vecchie tribune metalliche temporaneamente portate a Is Arenas, vennero eliminate tutte le barriere che separavano campo e tribune, il vecchio tabellone luminoso fu rimosso e rimpiazzato da uno nuovo posizionato sopra i Distinti e vennero sostituiti i seggiolini della tribuna centrale. Il 19 ottobre 2013 il Cagliari superò per 2 a 1 il Catania al Sant’Elia davanti a circa 5.000 spettatori. L’epilogo di questa tormentata vicenda arrivò il 18 dicembre 2015 quando fu presentato il progetto per il nuovo stadio destinato a sostituire, nello stesso spazio, il vecchio Sant’Elia. Sarà un impianto da 21.000 posti a sedere, interamente al coperto, pensato per ospitare eventi di ogni genere e avrà una struttura a listelli, permeabile all’aria e al vento che in quella zona si fa spesso sentire. Il progetto, approvato definitivamente dal Comune e dalla Regione nel 2017, oltre al rettangolo di gioco principale prevede numerose altre strutture sportive, in particolare due campi di dimensioni ridotte e altrettanti spazi polifunzionali per basket, tennis e pallavolo. Al suo interno sono poi previsti un centro fisioterapico (lato curva Nord), una palestra di boxe e arti marziali (lato curva Sud), attività commerciali e di ristorazione con vista su campo e mare, e infine gli spogliatoi che potranno essere utilizzati anche da chi fa attività attorno all’impianto, come i tanti podisti che frequentano l’area di Sant’Elia. I lavori, partiti nell’?estate 2017, dovevano concludersi nel 2020; nel frattempo le gare interne del Cagliari vengono disputate nell’impianto provvisorio Sardegna Arena costruito nel parcheggio adiacente al settore Distinti del Sant’Elia, riciclando ancora una volta gli spalti tubolari del vecchio stadio e la tribuna di Is Arenas. La capienza dell’?arena temporanea è di 16.233 posti, ripartiti tra Curva Nord (4.384), Curva Sud (4.313), Distinti (3.889), Tribuna Ospiti (415) e Main Stand (3.232). Quest?’ultima, l’unico settore dotato di copertura, è provvista anche di 15 sky box, sala hospitality, ristorante e di un’?area per i piccoli tifosi. I lavori, condotti dall’ingegner Alessandro Gosti con la supervisione di Stefano Signorelli, furono terminati in soli 127 giorni per consentire lo svolgimento della prima gara interna della stagione, Cagliari-Crotone del 10 settembre. Pochi metri più in là, al vecchio stadio, una partita di addio fu giocata il 1° giugno 2017 con la partecipazione di molti protagonisti della storia, recente e passata, del Casteddu.

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