TITOLO: La finale infinita: Il mito dello sfondareti Levratto e la leggenda della prima Coppa Italia
AUTORE: Gerson Maceri
EDITORE: Amazon
ANNO PUBBLICAZIONE: 2022
PREZZO : 7,99 euro
PAGINE: 108
Libro premiato all’OFFSide Fest Italia di Milano, presso la Fabbrica del Vapore, il 17 dicembre 2022.
“La finale infinita. Il mito dello sfondareti Levratto e la leggenda della prima Coppa Italia” non è solo un frammento letterario sui primissimi bagliori di una stellina locale nel firmamento calcistico internazionale. No.
È la narrazione del sogno d’ogni bambino che s’è fatto grande con la palla tra i piedi. Di ognuno di noi, insomma.
È il racconto di un calcio tutto fuorché scientifico, né omologato né tantomeno globalizzato, in cui il talento naturale, l’inventiva e l’astuzia potevano ancora esplorare spazi illimitati, tra falle regolamentari e illuminazioni estemporanee, anche borderline.
Ecco: chi non ha mai giocato quel calcio cencioso e polveroso, in cui il pallone (e non ancora i cronometri, le telecamere, il VAR, i social o gli scarpini all’ultimo grido del brand dominante) era ancora “l’amor che move il sole e l’altre stelle”?
I contenuti:
- La biografia adolescenziale di Virgilio Felice Levratto:
[…] La scadenza era ormai prossima. Urgevano venti lire per il fitto mensile dell’ammuffito scantinato sociale, ove giacevano un rozzo involto similsferico di pezza, dieci camicie grigiostellate casalesi di terza mano, stinte dal sole e dal mare, e ammonticchiati là in fondo ferri vecchi e cenci destinati al rottamaio e al rigattiere per qualche centesimo. Al pietoso corteo creditizio si sarebbe unito, ma soltanto all’imbrunire, anche Bertin, specialista del “soldo per la Madonna” in mesi non mariani. Fingendo le più aberranti storpiature, infatti, prima si strascicava pregante verso le già immagonite sciure padane, poi rivolgeva le smorfie più orrorifiche agli sbigottiti baùscia del lido, i quali si affrettavano a colmare di spiccioli quella manina tesa e ossuta, tremante, a conchetta.
- Il racconto della vigilia della finalissima della prima Coppa Italia e del “grande giorno”:
[…] Per una ventina buona di minuti, il Vado ci capì poco: sotto una gragnuola di spioventi, Romano sfruttò il mismatch fisico nei confronti di Semintendi per ribattere o arginarlo, assistito dalle temerarie uscite in presa alta di Babboni I. Questi, poi, da habitué del pallone elastico, rinviava al termine d’una leggiadra rincorsa sincopata, roteando il pugno e vibrandolo ascensionalmente sulla sfera, restituendo così il possesso agli ospiti ben oltre la metà campo. Sotto tramontana, c’era chi s’aspettava addirittura il goal, da lui, in quel modo. Ma Babboni vantava soltanto una stempiatura profonda e un risolino marpione da divetto di Hollywood, non le stigmate del profeta, perciò nessuno ne divulgò mai certe leggende da bar.
«Dài Achille, cuntinua a däghe drentu, sensa puĵa, forsa!».
- L’appendice fotografica-aneddotica di Virgilio Felice Levratto, comprendente i tabellini della tournée pasquale del 1924 con la Juventus e l’unica foto dell’ala vadese in azione in maglia bianconera e il racconto della prima trasferta aerea di una squadra di calcio:
Il 5 marzo 1927 il Genoa raggiunse Roma, dopo tre ore di viaggio, a bordo d’un idrovolante (qualcuno, va detto, preferì il tradizionale treno; non Levratto, visibile sornione sotto l’elica). Fu la prima trasferta aerea d’una società calcistica. Vale la pena riprendere alcuni brani di cronaca de “La Stampa” del 6 marzo, a pagina 4: «[…] Una mattinata tranquilla, senza vento; il cielo è screziato di nubi che nascondono il sole. L’idroscalo di Passo Nuovo è meta, verso le 8, di un pellegrinaggio insolito. Sono i fedeli supporters della squadra genoana, che sono venuti a portare ai loro beniamini, insieme al segno della loro passione, un duplice augurio…