NON CHIAMATECI QUOTE ROSAFonte immagine: copertina libro NON CHIAMATECI QUOTE ROSA

Valentina Cristiani è una giornalista pubblicista di Bologna con la passione per lo sport e la scrittura.

NON CHIAMATECI QUOTE ROSA è il titolo del suo ultimo libro dove cerca di mettere in evidenza un problema che tutt’ora rappresenta un punto debole non solo nel giornalismo ma nella vita di tutti i giorni: la disparità di genere tra uomo e donna.

“Basta parlare di quote rosa che sono un punto di sconfitta, non di arrivo.”

 

Valentina Cristiani

 

1) Ciao Valentina. Innanzitutto grazie di essere qui con me oggi. Come stai? È un periodo super intenso per te questo.

E’ un periodo intensamente felice. Come ho scritto in questi ultimi giorni, per certe cose ci vuole tempo…il tempo del cuore! Sono emozionata nel condividere con voi l’uscita per Pathos Edizioni del mio ultimo libro “NON CHIAMATECI QUOTE ROSA”.

2) Giornalista, scrittrice, opinionista e conduttrice sia in tv che in radio. Ci racconti un po’ come nasce la tua passione per lo sport?

Ho sempre avuto la passione e l’ambizione di lavorare nel mondo del calcio, viverlo, e raccontarlo. Da quando da piccolina mio papà mi portava allo stadio e a casa seguivo le interviste post partita. Pensando, già allora, che domande avrei fatto al posto del giornalista. Le dinamiche della vita poi ti mettono in discussione, perché lungo il tuo percorso trovi sempre persone che ti screditano o comunque non credono che tu possa farcela. Mi è sempre piaciuto pensare però che i sogni e le passioni passino attraverso le difficoltà. Ho iniziato a scrivere, senza essere pagata, su una testata online. Contattai direttamente il direttore e, dopo un articolo di prova, entrai a far parte della redazione. Quando ho iniziato a guadagnami una certa autorevolezza, il Resto del Carlino prima, la Gazzetta di Parma poi mi hanno proposto di scrivere prima di calcio dilettantistico, poi professionistico e anche di altri settori. Poi, la stessa cosa mi è stata proposta da una tv locale. Ho preso quindi il tesserino da pubblicista nel gennaio del 2005 ed ho lavorato negli uffici stampa della Uisp, FIN e FIV. Fino ad arrivare ai giorni nostri con collaborazioni per la trasmissione “Blucerchiati Live”, di cui sono anche social media manager, per quotidiani e magazine, e l’uscita di tre libri, non ultimo “Non chiamateci quote rosa” per Pathos editore che verrà presentato il 9 gennaio alle ore 18 alla Feltrinelli di Genova.

 

3) Non chiamateci quote rosa è il titolo del tuo ultimo libro uscito pochi giorni fa. Già dalla copertina è facile intuire il messaggio che vuoi trasmettere. Ci spieghi un po’ cosa ti ha spinta a scrivere questo libro?

Penso che sia uno dei pochi casi in cui parli già il titolo.

Nonostante alcuni passi avanti rispetto al passato, le giornaliste continuano a scontrarsi con scogli che caratterizzano pressoché ogni salotto, programma, o giornale: la mancanza di ruoli apicali (sono rarissimi i casi) e il paternalismo che le relega a spalla della controparte maschile. Spesso, nel giornalismo, la professionalità femminile viene sminuita (e la retribuzione è inferiore). Non a caso la maggior parte delle telecronache sono maschili e, quando la partita finisce e arriva il momento del commento tecnico, in studio si vedono solo – o per lo più – uomini.

Esistono ovviamente delle eccezioni meritevoli, certo. Ma solo quando il caso non sarà più un’eccezione potremo smettere di discutere di maschilismo nel giornalismo.

La vera sfida è riuscire a cancellare le quote rosa. Come ogni discriminazione di genere. Perché non esistono studi, lavori, o sport solo per uomini o solo per donne.

Anche se molto spesso il vero problema sono le donne stesse, sempre più in competizione tra loro.
Il libro contiene la prefazione di Giorgia Rossi (giornalista, conduttrice Dazn), l’introduzione di Paola Ferrari (giornalista, conduttrice Rai), la postfazione di Federica Cappelletti (Giornalista, Presidente Divisione Serie A Femminile) e la testimonianza di altre 40 note giornaliste (Rai, Dazn, Sky, Mediaset, Sportitalia, ecc..) che raccontano le loro esperienze, il loro vissuto.

4) Sono tantissime le testimonianze presenti nel libro di colleghe che hanno voluto raccontare la propria storia. Il tema della disparità tra uomo e donna è uno dei più forti e continua, nonostante il passare degli anni, a essere purtroppo un limite nella testa e nelle convinzioni della nostra società. Credi sia possibile cambiare questa tendenza? Sembra non bastare mai l’impegno, la voglia e la determinazione che indubbiamente vi contraddistingue.

Mi piace crederci ma soprattutto affrontare il tema al fine di cambiare questa tendenza. L’educazione in primis deve arrivare dai genitori, dalle famiglie, che devono assecondare le aspirazioni delle bambine, qualunque esse siano. Anche se non sono quelle che vi aspettate, non tarpate loro le ali..

I genitori inoltre devono educare i figli maschi verso la parità di genere perchè già in giovanissima età i bambini osservano e replicano i comportamenti che avvengono in casa. L’educazione può avvenire solo attraverso il dialogo, l’ascolto, abbattendo gli stereotipi e lasciando i figli liberi di esprimersi, dando il giusto esempio.

5) Lo sport deve essere aggregazione, unione, uguaglianza. Parlare di quote rosa al giorno d’oggi è sicuramente una sconfitta. Nel calcio, così come nella vita, va premiato il merito e non il genere. Credi che questo tema venga effettivamente affrontato poco (o male)?

Le “quote rose” sono un punto di sconfitta per tutti. Non di arrivo. Basterebbero le quote per merito. Al posto delle quote rosa o azzurre o arcobaleno si dovrebbero istituire “le quote di risultato”, ossia la sottoscritta viene giudicata per quello che effettivamente vale, in termini professionali, indipendentemente dal sesso di appartenenza, che è assolutamente ininfluente ai fini di una graduatoria meritocratica.

Questa formula delle cosiddette “quote rosa” invece di liberare le donne statuisce, oltre ogni intenzione, una condizione di statica indispensabilità” ed “essere indispensabili per forza di legge è la negazione della forza e del potere della condizione femminile oggi in Italia”. Le quote rosa sono divenute, per paradosso, “una minorazione delle capacità femminili”.

6) Parlando un po’ di te, tra le tantissime esperienze fatte quale reputi sia quella che ha segnato un po’ la svolta a livello personale nella tua vita nel mondo del calcio?

Il corso da allenatrice e l’aver allenato nelle giovanili penso mi abbia fatto vedere e percepire il calcio da diverse prospettive.

7) Il tuo sogno nel cassetto?

Realizzare un format sulla tematica della mia ultima fatica letteraria per Pathos editore “Non chiamateci quote rosa”

8) Un consiglio che daresti a chi vuole intraprendere il tuo stesso percorso lavorativo.

Penso che il mestiere di giornalista si impari sul campo. Oggi è difficile trovare delle realtà solide, oppure persone che credano in te. Bisogna essere bravi a crearsi un’opportunità e saperla sfruttare. Consiglio di mettersi in contatto con le testate locali, proporre nuove idee innovative. Una volta entrato in una piccola realtà è necessario lavorare con passione, cercare di imparare il più possibile, sperimentare, mettersi costantemente in discussione. Solo così si può crescere.

9) Grazie Valentina per la tua disponibilità. In bocca al lupo per il tuo ultimo lavoro. A presto!

Grazie a te per avermi pensato, è stato un piacere. Alla prossima!