15 aprile 1989: per il calcio, soprattutto quello inglese, è questa una data indelebile negli annali e nella mente dei tifosi d’oltremanica, in particolar modo quelli dei Reds.
Esattamente 35 anni fa, era in programma la semifinale di FA Cup tra Liverpool e Nottingham Forest all’Hillsborough Stadium di Sheffield, un evento particolarmente sentito dai tifosi di entrambe le squadre, oltre che per la forte rivalità esistente, anche per il significato in se del match, che avrebbe garantito l’accesso alla finale di coppa, che in quel momento rappresentava un trofeo più che ambito, complice l’esclusione delle squadre inglesi dalle coppe europee dal 1985, a seguito della tragedia dell’Heysel.
Analizzando la questione a posteriori, è chiaro che l’evento stesso fu organizzato a livello approssimativo dato che, ad esempio, non venne tenuto conto in primo luogo dell’entità dei tifosi a seguito delle due squadre, assegnando a quelli dei Reds la tribuna West Stand (detta anche Leppings Lane) e a quelli del Nottingham Forest la Spion Kop End, un settore cioè con una capienza di circa 7.000 unità maggiore di quella degli avversari, nonostante il seguito della formazione di Liverpool era notoriamente maggiore di quello degli avversari. Come se non bastasse questo, il numero di ingressi dedicato ai supporter dei Reds era di gran lunga inferiore a quello dei contendenti, ovvero soltanto 6 contro 60.
Con il calcio d’inizio fissato per le ore 15:00, a pochi minuti dall’inizio del match, gli spalti assegnati ai tifosi del Liverpool risultavano ancora semi-vuoti, complici le motivazioni sopraelencate che fecero in modo che la mole di persone giunte a Sheffield per la partita, fosse troppo elevata per smaltirne il decorso in maniera semplice ed in tempi brevi tramite i pochi ingressi a disposizione. Con l’inizio imminente della semifinale, la gente ancora fuori lo stadio, per entrare frettolosamente all’interno dell’impianto, iniziò a pressare creando una folla di persone letteralmente ammassata attorno ai cancelli d’ingresso a loro disposizione.
Vedendo la situazione, la polizia fuori dal complesso sportivo di Sheffield, pensando di facilitare l’entrata dei tifosi dei Reds, ebbe la malaugurata idea di far aprire una cancellata, il GATE C, che dava la possibilità di accedere direttamente ad un settore sottostante la tribuna a loro dedicata, con una capacità di soltanto 2.000 posti. Quest’azione però creò il caos, provocando lo spostamento in massa di migliaia di tifosi che, oltrepassando i controlli senza neanche le verifiche dei tagliandi, si riversarono velocemente all’interno dello stadio dove nessuno era a conoscenza delle problematiche d’ingresso, con il match che quindi iniziò regolarmente.
Migliaia di tifosi si ritrovarono di fatto catapultati in tribuna, ammassandosi senza controllo sugli spalti, iniziando a spingere verso le cancellate che delimitavano il settore con il campo da gioco, cancellate peraltro rinforzate per contenere eventuali cariche da parte degli hooligans negli anni. Al 6’ minuto di gioco, sentendosi pressato, qualche tifoso provò a scavalcare per guadagnare il terreno verde, nel tentativo di salvarsi, ma la polizia all’interno dell’impianto, che fece interrompere la gara in quel momento, ignara di ciò che stava succedendo al difuori dello stadio, e pensando che quelle fossero delle volontarie invasioni di campo, caricò a sua volta i tifosi per farli rientrare.
Solo qualche minuto più tardi gli ufficiali all’interno dell’Hillsborough Stadium capirono cosa stava realmente accadendo e solo a quel punto aprirono le barriere che dividevano le tribune con il campo da gioco per far defluire la gente. Il settore dedicato ai tifosi del Liverpool iniziò così a svuotarsi ma la tragedia si era ormai materializzata. Quel giorno si contarono 766 feriti e furono 96 i supporters dei Reds che persero la vita restando schiacciati sotto la folla, 97 poi con la morte di Andrew Devine avvenuta nel 2021, il quale riuscì a sopravvivere quel giorno rimanendo però in stato semi-vegetativo per i successivi 32 anni. Di quei 96 ben 79 erano al di sotto dei 30 anni di età e la vittima più giovane, Jon-Paul Gilhooley, aveva solo 10 anni, ed era peraltro il cugino di Steven Gerrard, che a quel tempo era anche lui solo un bambino che sognava un giorno di diventare bandiera e capitano del suo amato Liverpool, senza sapere però che poi tutto sarebbe diventato realtà.
A livello sportivo, il match venne rigiocato all’Old Trafford di Manchester, Il Liverpool passò il turno e vinse poi anche la finale al Wembley Stadium nel derby contro l’Everton aggiudicandosi il trofeo, ma a livello giudiziario invece, ci sono voluti ben 23 anni prima di giungere alla verità di quanto accaduto quel giorno a Sheffield. Inizialmente, anche per giustificare in parte l’operato delle forze dell’ordine, la colpa fu interamente addossata al comportamento dei tifosi dei Reds, aspetto cavalcato ampiamente anche dai mezzi di comunicazione che spararono a zero fin da subito sui supporters del Liverpool.
Vi fu chi non si rassegnò e tantomeno arrese però davanti a tutto questo, come l’associazione “Justice for 96”, con sede al di fuori dello stadio di Anfield, che a distanza di anni si occupa ancora di aiutare i parenti delle vittime di quell’orribile tragedia.
Soltanto nel 2012 poi, grazie ad una nuova inchiesta si ricostruì esattamente l’accaduto, evidenziando gli errori commessi dalla polizia, in particolar modo anche nella gestione dei soccorsi, fu reso noto infatti che alle 15:15 di quel 15 aprile 1989, ben 59 delle 96 vittime totali erano ancora in vita e che quindi si sarebbero potute salvare se fossero sopraggiunti soccorsi adeguati specie riguardo le tempistiche.
Il governo inglese, tramite il premier David Cameron, riconobbe ufficialmente le colpe delle forze dell’ordine presenti, scagionando una volta per tutte i tifosi del Liverpool: “Non sono stati loro la causa del disastro. Chiedo pubblicamente scusa ai parenti delle vittime per la doppia ingiustizia: l’incapacità di proteggere le vite dei loro cari e l’imperdonabile attesa per arrivare alla verità”.
Nella curva Kop dello stadio di Anfield, luogo anche di commemorazione da parte dei tifosi Reds per le 97 vittime ogni 15 di aprile, l’orologio è sempre fermo alle 15:06, ora in cui quella partita all’Hillsborough Stadium venne sospesa, dando modo poi di scoprire realmente la strage che si era drammaticamente compiuta.