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Il verdetto su Juve-Napoli rischia di minare ulteriormente la credibilità di questo campionato

Napoli

fonte: account twitter ufficiale SSC Napoli

Dicono che a Natale bisogna essere tutti più buoni. Io ci ho provato, ve lo giuro. Ho addirittura aspettato che trascorressero un paio di giorni prima di scrivere qualcosa. Per metabolizzare, magari. Cercando anche di reprimere, per certi versi, i miei impulsi. Conscio del fatto che siamo, per l’appunto, nel periodo delle festività natalizie (seppur piuttosto particolari). E soprattutto consapevole del fatto che le mie opinioni e le mie posizioni in merito a quanto accaduto, non rispecchiano (come è giusto che sia) il parere unanime della redazione de “Il Calcio Quotidiano”.

Questo spazio dedicato del nostro portale, però, si chiama, per l’appunto, “Opinioni”. Sostantivo femminile che significa (cito testualmente dal dizionario) “l’interpretazione di un fatto o la formulazione di un giudizio in corrispondenza di un criterio soggettivo e personale”. Inoltre, sul “Diario di bordo” (il nostro vademecum per i navigatori sul nostro sito), abbiamo inteso descrivere questa sezione come “il nostro punto di vista (non necessariamente unanime), spesso critico, su determinati argomenti e sull’attualità calcistica, al fine di stimolare un dibattito costruttivo”.

Alla luce di tutto questo, allora, mi sono chiesto: perché non dovrei esprimere il mio parere? E posso garantirvi che questo è stato solo l’ultimo di tutta una serie di numerosi interrogativi che mi sono posto dopo la sentenza del Collegio di Garanzia del Coni in merito alla partita Juventus-Napoli.

Partiamo però da un presupposto: personalmente ritengo (e ci tengo a sottolinearlo) che i risultati in ambito sportivo, e tanto più nel calcio, debbano essere ottenuti sul campo. Stabilito questo sacrosanto principio, è anche giusto ricordare che nel calcio (così come in tutti gli sport, e non solo) esistono dei regolamenti. Che vengono stilati, promulgati ed approvati prima dell’inizio di una qualsiasi competizione e che devono essere rispettati da tutti i partecipanti. Indistintamente e senza alcun tipo di interferenza esterna.

Il protocollo federale era stato approvato prima dell’inizio della nuova stagione e aveva avuto anche l’avallo, dopo tante discussioni, del Comitato Tecnico Scientifico. E sulla base dello stesso protocollo (e dei regolamenti UEFA) diverse squadre si sono dovute adeguare, loro malgrado, nonostante le numerose assenze causa Covid19, a giocare partite di campionato (e non solo) con formazioni totalmente rimaneggiate.

In tal senso, la stessa Lega Serie A, a seguito della mancata presentazione del Napoli allo Stadium, aveva giustamente tuonato, con un comunicato ufficiale, che “il protocollo prevede regole certe e non derogabili, che consentono la disputa delle partite di campionato pur in caso di positività” ricordando, per altro che “la normativa in vigore è la stessa utilizzata più volte nel corso della stagione per permettere, a puro titolo di esempio, al Torino di affrontare l’Atalanta, al Milan di recarsi a Crotone, al Genoa di andare a giocare al San Paolo e all’Atalanta di scendere in campo contro il Cagliari.”

Norme che, tra l’altro, vengono adottate, sostanzialmente, in tutta Europa: il PSG, ad esempio, nella partita d’esordio della Ligue1, venne sconfitto di misura dal Lens, ma fu costretto a giocare la partita senza 7 calciatori (Neymar, Icardi, Di Maria, Paredes, Navas, Marquinhos e Mbappé, tutti positivi al Covid). E per restare in casa nostra, la Lazio, in Champions League, contro il Bruges, si presentò con appena 13 giocatori della prima squadra (assenti, tra gli altri, Immobile, Leiva, Luis Alberto, Luiz Felipe e Strakosha), mentre la Juventus (contro il Barcellona) fece a meno di Cristiano Ronaldo e l’Inter (contro il Borussia Moenchengladbach) giocò senza Hakimi, Gagliardini, Young e Skriniar. E potrei continuare all’infinito, con una serie incredibile di esempi.

E alla luce di queste considerazioni, la disposizione del Giudice Sportivo, che puniva il Napoli per la sua assenza in quel di Torino con la sconfitta a tavolino, contribuiva, di fatto, a mantenere la barra dritta in un momento di difficoltà (che stiamo tutt’ora attraversando) a causa della pandemia. In un contesto che, nostro malgrado, ci costringe ad assistere a partite quasi surreali, con stadi desolatamente vuoti e tantissime defezioni a causa della positività di diversi giocatori. E tutto questo, unito anche alle regole in merito ai tamponi (qui si, davvero poco chiare), non ha fatto altro che allontanare ulteriormente il prodotto calcio dagli appassionati e dai tifosi, apparendo, per certi versi, addirittura poco credibile.

Ora arriva questa sentenza, che ribalta, di fatto, quelle poche certezze che erano rimaste. Tanto più se la stessa giunge a poche ore dall’assurda partita, in Serie C, tra la Casertana e la Viterbese, dove la squadra campana è stata costretta a scendere in campo con soli 9 calciatori in base ad un regolamento (cito testualmente il Presidente della Lega Pro, Ghirelli) “emanato dall’UEFA e recepito a livello nazionale dalle leghe”.

Non si può, a questo punto, non dare ragione all’attuale allenatore della Juventus che, in conferenza stampa, ha avuto modo di affermare: “Noi non possiamo farci niente, non abbiamo problemi a rigiocare contro il Napoli. Dispiace per le altre squadre che hanno viaggiato e perso punti senza dir niente, partendo e giocando senza chi aveva il Covid. Dispiace più per loro che per noi”.

Tutto vero. La Juventus (che, tra l’altro, è giusto sottolinearlo, non si è costituita in giudizio contro il Napoli) non può farci nulla. Noi stessi, alla fine, non possiamo farci nulla, se non passare il tempo a disquisire su quanto questo verdetto ci possa lasciare palesemente interdetti dal punto di vista etico, morale e, ovviamente, giuridico.

Quel che è certo, ora, è che, sarà il campo a parlare (una volta che si stabilirà la data per il recupero del match).

Così come è certo, però, che quanto è accaduto rischia solo e unicamente di minare ulteriormente la (precaria) credibilità di questo campionato.

Se non addirittura di tutto il sistema calcio nostrano.

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