Il calcio, come tutto il mondo, segue la globalità ed è divenuto internazionale. Oramai sempre più termini dello sport hanno acquisito delle connotazioni straniere, marcando una vera e propria evoluzione del linguaggio. Ma quali di questi sono veramente necessari, per cui si potrebbero trovare valide alternative nella nostra lingua?
Calcio internazionale, l’inglese predominante in origine e altri sport
Partendo da zero, cos’è un forestierismo? Secondo la definizione fornita da Treccani, “Parola, locuzione, o anche costrutto sintattico, introdotti più o meno stabilmente in una lingua da una straniera, nella forma originaria o adattate alla struttura fonetica e morfologica della lingua […]“. Chiaro che, nel nostro caso, si tratta di parole che non hanno subito alcuna variazione.
L’inglese non può che essere il riferimento principale. Oltre ad interpretare il ruolo della globalizzazione, rappresenta il Regno Unito, dove è nato il gioco più bello del mondo. Alcuni termini, di conseguenza, sono ormai assimilati e pienamente acquisiti, dato che sono nati con la fondazione del gioco. Alcuni esempi? Dribbling deriva dal verbo anglosassone “to dribble”, “scartare, saltare”. Altro elemento che è entrato indissolubilmente nel linguaggio comune è cross (sebbene in epoca fascista fosse stato introdotto il termine “traversone”, nel tentativo di abolire tutta la terminologia straniera di Benito Mussolini). Anche turnover è ormai di accezione comune, sebbene una rotazione potrebbe esprimere chiaramente lo stesso concetto.
Un caso interessante riguarda i prestiti di lessico proveniente da altri sport, plasmandosi con il gergo calcistico. Calza molto bene il caso di roaster, termine tipico del basket e dell’NBA, in cui si indicano i componenti sotto contratto con una certa squadra o una di una Nazionale. In altre parole, una rosa, termine che si è affacciato anche nel mondo del pallone. Il cooling break, invece, è una derivazione del time out, comune in altri sport come pallacanestro, pallavolo e pallamano. Introdotto per resistere alle roventi temperature dei Mondiali USA 1994, ha trovato una maggiore diffusione nelle gare post-lockdown 2020, specie quelle giocate in piena estate, per consentire ai giocatori di rinfrescarsi e ricevere indicazioni dai propri allenatori. Il match point, invece, assume maggiore valenza quando si ha la chance di chiudere la gara.
Calcio internazionale, la tecnologia
La tecnologia è un altro elemento che ha influito nettamente il linguaggio. Il VAR (Video Assistant Referee) ha dato origine a una serie di nuove parole prima poco note o usate, come il check review. O la storica introduzione della Goal line technology, per annullare definitivamente i gol fantasma dal calcio. La diffusione capillare delle Pay TV, inoltre, ha creato il prime time, la gara che si gioca in prima serata.
Lo spagnolo della rivoluzione
La Spagna, con i successi del Barcellona e la vittoria di Sudafrica 2010, ha dettato un nuovo stile anche nel linguaggio. A cominciare dal tiki-taka, il termine che indica il lungo possesso palla fatto di fraseggi brevi e triangolazioni, tattica dei Blaugrana e della Nazionale. Il giornalista Andrés Montés a Germania 2006, affermò: “Aquí estamos jugando tiqui-taca“, probabilmente per indicare l’onomatopea del pallone che passa da una parte all’altra. Comunissimo ormai il triplete, a segnalare la vittoria nella stessa stagione di campionato, coppa nazionale e Champions League. Obiettivo conseguito dal Barcellona nel 2008/2009 e dall’Inter di José Mourinho in quella successiva. Spesso, non si parla più di rimonta: la remuntada è ormai un classico termine importato e molto impiegato.
Ancora il club catalano detta legge: la cantera è divenuta fonte di ispirazione per le giovanili di tutto il mondo. Un bellissimo gol è un golazo, mentre il sombrero è una giocata che permette di scavalcare un avversario con uno splendido gol di prestigio. Ancora: come se non bastasse il poker, arriva anche la manita, a segnalare cinque gol siglati. O il todocampista, che in inglese corrisponde più o meno al box-to-box, in grado di ricoprire più ruoli in mezzo al campo.
Un’infinita varietà
Il calcio e linguaggio crescono con il passare del tempo. A suon di coast to coast e double-checking, può risultare spesso difficile stare al passo coi tempi. Specialmente i più affezionati al pallone vecchio stile, con radiocronaca e poco altro oltre a 90° Minuto. Tra colpi di Tweet e social network, chi non si aggiorna si infrange sul palo delle reti (quelle sociali). Imparare una lingua è più che mai esercizio utile e il calcio ce lo insegna ancora una volta.