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Tra interessi economici e geopolitici, PSG-Manchester City non è solo una partita di calcio

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fonte: account Twitter ufficiale UEFA

Questa sera i riflettori della Champions League si accenderanno sulla semifinale tra il PSG ed il Manchester City. Le due squadre, per altro, avevano già avuto modo di affrontarsi, nella medesima competizione, 5 anni fa. Allora la sfida era valida per i quarti di finale e ad avere la meglio furono gli inglesi del City, che arrestarono la loro corsa, però, nella semifinale successiva, contro il Real Madrid, che andrà poi a vincere la Coppa nel derby contro l’Atletico, in quel di Milano.

Da quella doppia sfida dell’aprile del 2016, diverse cose, però, sono cambiate. La compagine francese, ad esempio, è riuscita a raggiungere la finale della prestigiosa competizione nella scorsa edizione, perdendo contro il Bayern Monaco. Entrambe le squadre, inoltre, hanno compiuto ingenti investimenti per rinforzare ulteriormente la rosa a propria disposizione (complessivamente si parla di circa 3 miliardi di euro negli ultimi 10 anni), consolidando la propria forza soprattutto sul territorio nazionale e nei rispettivi campionati.

Ciò che accomuna, indiscutibilmente, questi due club, però, è innanzitutto il rammarico di non essere mai riusciti ad imporsi in ambito europeo (entrambi annoverano nel loro palmares solo una Coppa delle Coppe), nonostante i tantissimi soldi spesi dalle due proprietà.

Che sono, tra l’altro, entrambe arabe ed espressione delle più importanti famiglie reali del territorio. Da una parte, infatti, c’è lo sceicco di Abu Dhabi (Manchester City); dall’altra c’è l’emiro del Qatar (Paris Saint Germain). Legati tra di loro anche da alcuni rapporti familiari e con diversi interessi, di natura economica e geopolitica, che non riguardano, ovviamente, solo il calcio.

Nasser al-Khelaifi è l’uomo di punta che la famiglia reale del Qatar ha individuato per seguire i propri affari (sportivi e non) in Europa. Tra la gestione di un vero e proprio impero economico fondato sul gas naturale e la presidenza, tra le altre, del network BeIN Media Group, partner di spicco della UEFA, Nasser al-Khelaifi è stato, senza alcun dubbio, uno dei grandi vincitori della “guerra lampo” di qualche giorno fa in merito alla famosa Super League.

La forte opposizione al progetto lanciato nottetempo (evidentemente perché destinato anche ad altri mercati) da Florentino Perez e Andrea Agnelli (tra gli altri) gli ha permesso di salire alla ribalta, insieme all’attuale presidente dell’UEFA Ceferin, in qualità di strenuo difensore del calcio popolare, di fatto non legato a mere questioni del “vil denaro”.

E poco importa se queste posizioni siano state assunte anche (e soprattutto?)  per mantenere ben saldi i rapporti con le massime istituzioni calcistiche del globo, in vista, ad esempio, degli imminenti campionati del mondo di calcio che verranno giocati proprio in Qatar (non a caso, subito dopo il no del PSG, arriveranno anche quelli di importanti club europei, come il Bayern Monaco e la Roma, entrambi legati al Qatar grazie ad uno degli sponsor principali di questi due club) e di tutto ciò che questo ne consegue (investimenti, contratti, partnership, ecc..). Nasser Nasser al-Khelaifi ne è uscito comunque a testa alta, ottenendo anche la presidenza dell’ECA (l’Associazione dei Club Europei) in sostituzione del dimissionario Agnelli.

In ottica Super League, la situazione è piuttosto diversa, invece, per quanto riguarda il Manchester City dello sceicco Mansour bin Zayed, tra i più ricchi imprenditori petroliferi (e non solo) al mondo. A differenza degli altri club che si sono accodati al progetto lanciato dal patron del Real Madrid, infatti, i Citizens non avrebbero particolare necessità di ulteriore liquidità, considerato l’ingente patrimonio a propria disposizione. Di fatto, la loro adesione, per altro all’ultimo istante, potrebbe essere stata dettata dal timore di essere tagliati fuori da quello che poteva (e voleva) diventare un parterre esclusivo del calcio internazionale. Senza contare che il City, forse anche a causa delle pressioni politiche esercitate dal premier inglese Boris Johnson (che avrebbe addirittura minacciato la crisi diplomatica), è stato il primo dei club “scissionisti” a tornare sui propri passi, a meno di 48 ore dal lancio ufficiale della Super League. Facendo da apripista a tutte le altre squadre inglesi che si sono poi ritirate.

Un’altra questione che ha poi accomunato, nel recente passato, il PSG ed il Manchester City, è stata ovviamente l’inchiesta per aver violato il Fair play finanziario, introdotto dalla UEFA nel 2009. Per entrambe, però, la questione si è risolta con un nulla di fatto, nonostante il lungo iter di verifica, le ipotesi di sanzioni e gli strascichi polemici che si sono susseguiti.

E tutto questo mentre tutte e due le famiglie reali risultano fortemente impegnate nel promuovere e rilanciare i propri paesi come punti di riferimento dello sport internazionale (Formula1, MotoGp, ciclismo, oltre, ovviamente, allo stesso calcio).

In ogni caso, fortunatamente, questa sera tornerà a parlare il campo, con le due squadre, e le relative ambizioni, che si affronteranno al Parco dei Principi di Parigi. E nonostante la consapevolezza che questa non può (e non deve) essere considerata, anche alla luce di quanto evidenziato poc’anzi, come una semplice sfida di calcio, auspichiamo di assistere comunque ad un grande spettacolo di sport, grazie anche ai protagonisti, alcuni dei quali tra i più forti giocatori al mondo, che si daranno battaglia sul manto erboso.

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