Vincenzo Italiano: “Mi manda Liedholm“.
Questo articolo è falso.
Nello studio del ragionamento e dell’argomentazione rappresentativi della logica, nessuno mai riuscirà a dimostrare se tale affermazione sia vera o falsa. È il cosiddetto “paradosso del mentitore”. Se fosse vera, la frase non sarebbe falsa, ma se la proposizione fosse falsa allora il contenuto si capovolgerebbe.
Basta ascoltare le dichiarazioni di Marco Giampaolo (prossimo all’esonero, tra l’altro) al termine di Torino-Spezia (0-0) per capire di cosa stiamo parlando.
Una volta ascoltato che: “se il pareggio viene visto guardando la classifica allora tutto diventa nero” e poi “la squadra è migliorata, stiamo facendo molto meglio rispetto all’inizio”, anche noi possiamo affermare che nel calcio abbiamo ascoltato tutto.
E stiamo dicendo il vero!
Uno dei massimi esponenti della teoria dei paradossi calcistici fu l’immenso Nils Liedholm. Lo svedese era un convinto assertore del pensiero che non soltanto in 10 uomini si può giocare benissimo, ma si può anche vincere. La sua affermazione partiva dal presupposto che una squadra in superiorità numerica può perdere concentrazione non rispettando abbastanza gli avversari, mentre la squadra menomata può trarre maggiori energie psico-fisiche esaltandosi per supplire alla mancanza di una pedina.
Ora si può credere o meno a questa teoria ma i fatti certi sono due: nessun allenatore vorrà mai iniziare un incontro con i propri giocatori in campo in numero pari, la seconda è che sono tantissime le partite che hanno visto le squadre in inferiorità numerica uscire imbattute dal terreno di gioco. Prova vivente ne è lo Spezia di Vincenzo Italiano.
La squadra ligure è riuscita in due ardue imprese, condotte positivamente a termine con un calciatore in meno rispetto agli avversari. Gli spezzini hanno cominciato il mini-ciclo vincendo addirittura al Maradona di Napoli (1-2), nonostante l’espulsione di Ismajli avvenuta al 76° per somma di ammonizioni. Chiunque avrebbe potuto immaginare un assalto azzurro con i bianchi soccombere. Nemmeno per sogno, la vittoria finale ha sancito l’impermeabilità di una squadra tenace, ottimamente disposta in campo.
La squadra di Italiano (che tanto italiano poi non è, essendo nato in Germania a Karlsruhe) ha ripetuto l’arduo compito, pareggiando allo Stadio Olimpico Grande Torino contro i granata. Ma se a Napoli la resistenza è durata soltanto un quarto d’ora, questa volta lo Spezia si è voluto superare, sostenendo l’insufficienza numerica per più di 85 minuti. Complice il cartellino rosso assegnato, dopo conferma Var, a Vignali, autore di un intervento proditorio quanto inutile nella trequarti torinista. A differenza della trasferta napoletana però, l’undici spezzino non è stato arrembato da un toro ormai in disarmo e dall’arena smarrita anzi, sono stati proprio gli amici di capitan Terzi a sfiorare il vantaggio in più di una occasione.
Sarà il fato, sarà abilità, pochezza degli avversari, ma questo Spezia si sta piano piano abituando a giocare in 10 uomini senza preoccuparsi oltremodo.
Sarà contento Nils di avere Vincenzo come successore della sua teoria che non appare strampalata vista la pratica.
Il prossimo 23 gennaio lo Spezia sarà di nuovo in trasferta a Roma contro i giallorossi di Fonseca.
Attenzione alla distinta che verrà consegnata all’arbitro.