Assistere alla sfida tra il Sassuolo e la Lazio, al di là del valore della partita e del risultato, ha portato alla mente di chi si accinge a scrivere queste righe di cronaca, anche diversi pensieri e riflessioni. La città di Reggio Emilia che ospita questo match, infatti, potrebbe essere considerata, per diverse storie correlate, una sorta di epicentro, una sorta di simbolo, seppur involontario per certi versi, del cosiddetto “calcio moderno” (il termine non deve per forza essere inteso con accezione negativa, ovviamente), caratterizzato, quest’ultimo, ad esempio dall’ingerenza, sempre più preponderante, delle televisioni a pagamento, dalla corsa agli stadi di proprietà e dalla possibile delocalizzazione dei club. E tutto questo, in un certo qual modo, si intreccia inevitabilmente anche con la storia della Lazio, che questa sera, come detto, gioca al Mapei Stadium.
L’impianto sportivo ubicato alle porte del capoluogo emiliano, infatti, un tempo poi non tanto lontano, veniva chiamato “Giglio” ed è stato il primo esempio di stadio di proprietà dal dopoguerra in avanti. Gestito inizialmente dalla Reggiana, dopo il fallimento della squadra granata venne rilevato, nel 2013, dalla Mapei, e assunse l’attuale denominazione (unitamente a “Città del Tricolore”). All’epoca della sua realizzazione, nel 1995, lo Stadio Giglio era considerato un gioiellino avveniristico, in quanto presentava numerose innovazioni che solo in seguito sarebbero state adottate su larga scala, come i tornelli agli ingressi, un sistema di televisione a circuito chiuso, le panchine riscaldate e dotate di telefono interno e display televisivo, oltre ad un nuovo sistema di vendita dei biglietti, molto simile a quello che noi oggi conosciamo come tessera del tifoso.
Tale impianto sportivo, una volta inaugurato, andò a sostituire il vecchio Stadio Mirabello, ubicato nel centro cittadino, che per altro, un paio di anni prima, aveva ospitato la seconda, storica, partita trasmessa in forma criptata su una pay-tv, che all’epoca si chiamava Tele+, e che può essere considerata, a tutti gli effetti, una vera e propria antenata delle moderne Sky e Dazn. Quel famoso incontro vide affrontarsi, il 5 settembre 1993, la Reggiana, padrona di casa, e la Lazio, per l’appunto. Ed il club biancoceleste, che solo 5 anni più tardi diventerà la prima società italiana di calcio quotata in borsa, era stata curiosamente protagonista anche della prima, e ovviamente storica, partita in pay per view, in occasione della sfida giocata allo Stadio Olimpico contro il Foggia (il 19 agosto del 1993).
Oggi il Mapei Stadium – Città del Tricolore ospita le partite casalinghe del Sassuolo, una piccola realtà cittadina distante da Reggio Emilia una ventina di chilometri (per altro in provincia di Modena), salita agli onori delle cronache calcistiche grazie agli ingenti investimenti della famiglia Squinzi, che hanno portato il club neroverde anche a disputare delle competizioni europee (l’Europa League nel 2016) e a militare, con discreti risultati, in Serie A da 10 stagioni, ininterrottamente.
Il resto è, sostanzialmente, storia recente, con il Sassuolo di Alessio Dionisi che si conferma una delle formazioni più ostiche del campionato (quest’anno ha avuto modo di vincere contro Juventus e Milan, in trasferta in entrambe le occasioni, e ha pareggiato contro il Napoli tra le mura amiche) e che questa domenica si trova ad affrontare la Lazio di Maurizio Sarri, reduce dalla vittoria in quel di Genova contro la Sampdoria.
La formazione capitolina, in effetti, parte subito bene e si porta in vantaggio, dopo appena 6 minuti, grazie al gol di Zaccagni, uno degli uomini più in forma della rosa biancoceleste, lesto ad avventarsi su un pallone al centro dell’area, giunto dai piedi di Pedro, e battere il portiere di casa, Consigli. Dopo l’iniziale vantaggio, però, nonostante il funambolico esterno spagnolo sembri particolarmente in palla questa sera, la Lazio arretra notevolmente il baricentro, subendo inevitabilmente la pressione degli avversari.
In questo contesto sale in cattedra l’estremo difensore della formazione ospite, Strakosha, che certifica il suo ritorno nell’undici titolare, al posto di Reina, rendendosi protagonista di almeno tre interventi importanti e contribuendo a portare la propria squadra al riposo con il minimo vantaggio.
Nel secondo tempo, però, lo spartito musicale della sfida non cambia assolutamente, con il Sassuolo assoluto padrone del campo e la Lazio che cerca di difendersi affannosamente dagli attacchi neroverdi. Al 18′ della seconda frazione di gioco ecco quindi giungere la rete del pareggio, firmata da Domenico Berardi con un meraviglioso tiro da fuori area che si insacca sotto l’incrocio dei pali (per altro l’esterno del Sassuolo pare avere un conto aperto con Lazio, visto che questo è il nono gol segnato in carriera contro la squadra biancoceleste).
Passano pochi minuti e arriva anche il vantaggio, meritato, della squadra di casa, questa volta con Raspadori che approfitta di un pallone servitogli dallo stesso Berardi per beffare Strakosha. A venti minuti dal termine il Sassuolo conduce dunque per 2 a 1, ma la Lazio sembra totalmente incapace di reagire e non produce, in pratica, nessuna azione offensiva degna di nota per provare per lo meno a pareggiare. Resta il tempo solo per una traversa colpita su calcio di punizione da Basic, in pieno recupero, per poi lasciare spazio al triplice fischio del direttore di gara e ai festeggiamenti dei tifosi e dei calciatori del Sassuolo, autori dell’ennesima, importantissima rimonta di questa stagione.