Talento cristallino unito ad un’innata intelligenza tattica: si potrebbe riassumere così, molto brevemente, la descrizione del giovane Mikkel Damsgaard, giunto in Italia, precisamente alla Sampdoria, dalla lontana Danimarca. I suoi vecchi compagni del Nordsjælland, club dove è cresciuto ed esploso calcisticamente, lo avevano soprannominato “il direttore di banca”. Perché? Semplice: lui era quello che metteva sempre tutto a posto (in campo e fuori dal campo).
La società blucerchiata si è assicurata le sue prestazioni, nell’ultima sessione di calciomercato, sborsando appena 6,5 milioni di euro (diventando la seconda cessione più remunerativa della storia del Nordsjælland e superando addirittura quella del connazionale Skov Olsen, approdato al Bologna nell’estate precedente per 4,5 milioni di euro). Davvero un’inezia, se paragoniamo i valori di mercato attuali e se andiamo a valutare le sue prime prestazioni nel campionato di Serie A.
Damsgaard, in patria, è considerato, a ragion veduta, uno dei prospetti più interessanti del panorama calcistico danese. A soli 17 anni esordisce in campionato e a 19 vince il premio come miglior giovane del torneo. Per poi consacrarsi ulteriormente, nella scorsa stagione, dopo aver segnato 9 reti ed effettuato 4 assist a favore dei propri compagni di squadra.
Il suo precedente allenatore, Flemming Pedersen, nel corso di una recente intervista rilasciata al sito Gianlucadimarzio.com, ha proferito solo parole al miele nei confronti del suo pupillo: “Ho sempre grandi aspettative per i miei giocatori. Per Mikkel ancora di più: arrivò nel nostro club a 11 anni, l’ho conosciuto nell’U14 e da lì in poi ha spiccato il volo. Molto tecnico, gran dribblatore, bravo nei primi tocchi. Ha i movimenti e la rapidità di gioco di un campione. Un’intelligenza naturale”.
Quasi scontato, a questo punto, il confronto con un altro grande mito del calcio danese. Ed è proprio lo stesso Pedersen a parlarne: “Michael Laudrup? Nei primi anni ’80 era in Superligaen, appena prima di passare alla Lazio e alla Juve: non ho più visto un giocatore come lui. Fino a Damsgaard”. Un’investitura vera e propria.
In Italia, sotto la guida dell’esperto Claudio Ranieri, si è subito messo in mostra formando, insieme al suo compagno Tommaso Augello, una catena di sinistra davvero molto interessante (oltre che, anche piuttosto giovane, complessivamente). Ma Damsgaard, per le sue caratteristiche, può giocare ottimamente anche come regista o come seconda punta. E intanto, per il gioiellino danese, è già arrivato anche il primo gol in campionato, messo a segno alla quarta giornata, allo Stadio Marassi di Genova, contro la Lazio. Diventando, di conseguenza, il marcatore più giovane di questa edizione della Serie A.
“E pensare che non aveva mai segnato tantissimi gol”, ricorda ancora il suo ex allenatore nel Nordsjælland. “Mikkel è sempre stato un giocatore completo, le sue qualità si vedono appena tocca palla. Ma su quel fondamentale era indietro. Così dopo ogni allenamento ha iniziato a fermarsi al campo da solo. E tirava in porta, fino a quando si spegnevano le luci. Poi, lo scorso novembre, in campionato, Damsgaard si è sbloccato con una gran conclusione dai 25 metri: lì ha realizzato davvero qual è il suo potenziale”.
Un potenziale, certamente, di tutto rispetto.
E, ovviamente, non parliamo solo di gol.