Estate 2001. L’italia del calcio è nel pieno delle sue capacità economiche. La Juventus vende il suo gioiello Zidane al Real Madrid per la cifra monstre di 150 miliardi di lire. Con quei soldi e un’ulteriore differenza, in bianconero arrivano Buffon e Thuram. Pirlo, Pippo Inzaghi e Rui Costa si trasferiscono al Milan mentre sulla sponda nerazzurra Toldo fa il suo esordio tra i pali.
A Roma, in casa Lazio, il mercato è attivissimo. Salutano la Capitale Juan Sebastian Veron e Pavel Nedved, ceduti rispettivamente a Manchester United e Juventus, mentre in biancoceleste arrivano Stam, Fiore, Giannichedda ma soprattutto Gaizka Mendieta.
Centrocampista del Valencia di origini basche, finalista nelle ultime due edizioni della Champions League, viene soprannominato “l’uomo delle quattro bandierine”. Motivo? La sua corsa da mezzofondista lo ha reso celebre per le sue sgroppate a tutto campo. Questa, assieme a una discreta tecnica e agli ottimi inserimenti in fase realizzativa, fanno di Mendieta uno dei giocatori più appetiti nel panorama mondiale. Sergio Cragnotti sborsa la bellezza di 90 miliardi per assicurarsi le prestazioni del gioiello di Ector Cuper e da quel momento i biancocelesti iniziano il proprio declino finanziario.
Caschetto biondo e fisico da ballerino, quello che arriva a Formello ricorda più la versione giovane di Enzo Paolo Turchi piuttosto che quella di He-Man, eroe della Mattel preso a paragone dai tifosi laziali. L’eredità da raccogliere per il buon Gaizka non è delle più semplici, visto che dal primo giorno iniziano a sprecarsi i confronti con Pavel Nedved ma, come nel peggiore degli ordini su Wish, della “Furia Ceca” riprende vagamente solo la chioma.
Nel 4-4-2 di Dino Zoff, Mendieta agisce da centrale di centrocampo senza far parlare troppo di sé. Dopo poche partite ecco arrivare sulla panchina biancoceleste Alberto Zaccheroni, di cui di certo i laziali non conservano un buon ricordo se non altro per aver schierato in un derby nefasto Dino Baggio come esterno di difesa. Ma del “pacco” Zac parleremo in un’altra occasione. Quel che è certo è che nemmeno l’ex tecnico del Milan riuscirà a trovare una collocazione valida al “tuttocampista” basco. La stagione di mister 90 miliardi termina con poco più di venti presenze, di cui solo sei gare giocate per novanta minuti, zero gol e zero assist.
A fine stagione la Lazio lo cede in prestito al Barcellona ma, pur facendo meglio della sua vacanza romana, nemmeno in blaugrana torna a far vedere il talento mostrato a Valencia. Nella sessione di mercato successiva viene ceduto agli inglesi del Middlesbrough e qui chiuderà la sua carriera dopo cinque anni e sole sessantadue presenze (condite da quattro reti).
Appesi gli scarpini al chiodo (ma qualcuno a Roma si chiede se li avesse mai indossati) Gaizka Mendieta trova finalmente la sua vera strada, quella del DJ. Ad oggi, infatti, continua a vivere in Inghilterra lavorando nel mondo della musica in giro per i locali di Londra. Il paragone più diffuso? Quello con David Guetta. Ma forse, per come sono andate le cose sul campo, meglio non continuare a farne.
“All the crazy shit I did tonight, those would be the best memories. I just wanna let it go for the night, that would be the best therapy for me” (David Guetta – Memories)