Simone Inzaghi ha passato 20 anni della sua carriera nella Lazio. 133 presenze e 28 goal da calciatore e 197 panchine da allenatore con 108 vittorie. 13 trofei vinti (contando quelli con la primavera) ed uno scudetto mancato sul finale di una stagione meravigliosa. Nella sua vita, e nella sua carriera, la squadra capitolina ha dominato su tutte le altre.
Lo scorso agosto l’allenatore piacentino ha deciso di non rinnovare il contratto con la Lazio all’ultimo minuto, anche se, secondo diverse indiscrezioni, aveva già dato la sua parola al presidente Lotito. Una mossa quasi meschina, che lo ha messo sostanzialmente in cattiva luce nei confronti di una parte dei tifosi laziali, che non gli hanno perdonato tale gesto nonostante il suo lungo trascorso in biancoceleste. Tra insulti e minacce, sia allo stesso che alla sua famiglia, Simone Inzaghi, alla fine, è andato ad allenare l’Inter, che nella stagione precedente aveva vinto lo scudetto.
Per certi versi, però, la reazione di determinati tifosi risulta piuttosto esagerata, se non addirittura incomprensibile. Soprattutto alla luce del fatto che, ed è inutile dire il contrario, Simone Inzaghi è stato un punto fondamentale della storia della Lazio, soprattutto negli ultimi anni. Cancellare il passato per un gesto così, di punto in bianco, non è, di fatto, ragionevole.
L’episodio incriminato, cioè la mancata firma sul suo rinnovo, andrebbe comunque preso con le pinze. Si, Simone avrà pure sbagliato, ma è anche vero che nella vita le occasioni o le prendi al volo o rischi di lasciartele sfuggire senza aver concluso nulla. Quel “patto” stretto con Lotito è andato a monte all’ultimo minuto per una scelta che ha cambiato radicalmente la vita dell’allenatore. Una scelta che lo ha portato a trasferirsi a Milano con la famiglia e a ricominciare tutto da capo, in un nuovo club. La Lazio, per Simone Inzaghi, contava e conta ancora molto, ma la professionalità e la crescita di un professionista si basano anche, e soprattutto, dalle carte che ci si gioca nel corso della propria carriera. Consapevoli che nel caso si dovesse sbagliare una mossa, si rischia di vanificare quanto di buono fatto fino ad allora. Il piacentino è stato capace di far rinascere una squadra, come la Lazio, facendole vincere titoli e sfiorando addirittura la vittoria del campionato italiano. Se poi le cose non siano andate come ci si aspettava, alla fine non c’è neanche da stupirsi più di tanto. Succede, perché nel calcio è così.
In realtà le motivazioni reali che lo hanno spinto a questo addio, non si conoscono veramente. Si possono fare mille supposizioni, ma certamente saranno state validissime se lo hanno portato a questo tipo di scelta. Forse non era contento delle varie sessioni di mercato svolte nel corso degli anni, oppure è stata una questione puramente economica. O più semplicemente erano terminati gli stimoli e considerava il suo ciclo alla Lazio ormai chiuso. In tutti i casi, ciò che lo ha portato a fare questa scelta è, semplicemente, affar suo.
Ora la Lazio ha accolto sulla sua panchina Maurizio Sarri, ed i tifosi biancocelesti, quelli che ancora oggi non riescono a perdonare Inzaghi, dovrebbero semplicemente pensare al nuovo corso biancoceleste, evitando di puntare il dito su un veterano come l’attuale allenatore dell’Inter, al netto di alcune dichiarazione che, ovviamente, possono anche indispettire, ma lasciano comunque il tempo che trovano.
Perché nella storia della Lazio, Simone Inzaghi è stato a dir poco fondamentale. E tutto questo non si pò cancellare come se nulla fosse.