Raccontare il calcio, il tema è sempre quello. Stavolta però attraverso la scrittura, e non si tratta di quello che conosciamo benissimo tutti, non la Serie A o la Champions League, bensì la Terza Categoria. Abbiamo parlato con Andrea Masciaga, giovane autore che ha ottenuto il successo con la pubblicazione di Ci alleniamo anche se piove?, grazie alla quale è stato contattato dalla Rizzoli per raccontare un’altra storia, a suo piacimento.
Andrea lo ha fatto e a settembre dello scorso anno è uscito Ma restiamo con i piedi per terra. In quest’intervista ci ha quindi raccontato la sua esperienza e ci ha svelato alcuni segreti del suo ultimo libro.
Io partirei da una presentazione, chi è Andrea Masciaga e cosa fa?
Ho 26 anni. Sono laureato in Lettere, a marzo finirò la magistrale in Scienze storiche a Milano e mi piacerebbe insegnare. Nel frattempo coltivo la mia passione per il calcio anche attraverso la scrittura. A settembre è uscito il mio secondo libro, Ma restiamo con i piedi per terra, che sta avendo un buon successo.
Ma restiamo con i piedi per terra non è il tuo primo libro. Come ti è venuta l’idea di scrivere libri?
La passione c’è sempre stata. Nonostante abbia odiato la scuola, mi è sempre piaciuto scrivere. Qualche anno fa avevo pubblicato un libro, di argomento non calcistico, ma non era andata molto bene. Grazie anche ai consigli della mia ragazza ho continuato a crederci e alla fine sono riuscito ad ottenere bei risultati. Sono poi stato contattato dalla Rizzoli per quest’ultima pubblicazione.
Non si tratta di un libro autobiografico. Cosa c’è di vero e cosa no?
Luoghi e personaggi sono totalmente inventati ma la storia di fondo è vera. È il racconto della stagione che ho vissuto con la mia squadra, il Comignano, paese conosciuto solo per il fatto che lì si è sposata Belen Rodriguez. Io sono arrivato nel 2018, la squadra era nuova per 10-11 elementi. All’inizio eravamo partiti male, poi abbiamo iniziato una grande cavalcata fino alla vittoria dei play-off per accedere in Prima Categoria. Nel libro racconto molte delle avventure che ho vissuto con i miei compagni.
Il protagonista giornalista è un tuo alter ego? Hai la stessa passione per questo mestiere, o no?
No, a dire il vero il giornalismo non è un mondo che mi appassiona. Il personaggio è creato per lo scopo di rendere la narrazione più leggera. Penso che lasciare il ruolo del protagonista ad un calciatore sarebbe stato stucchevole. Il personaggio quindi (Giovanni Merlini) è completamente inventato.
La terza categoria, dicci qualcosa su questo mondo che nel libro hai definito “gli inferi del calcio”?
Personalmente non ho mai giocato in Terza Categoria ma conosco bene l’ambiente grazie ai miei amici. Il mondo dei social mette spesso in luce il ridicolo nel raccontare le bizzarre storie del calcio dilettantistico, in realtà però questa dimensione può dirci tanto della passione per questo sport. Con “inferi del calcio” non intendevo dare una connotazione negativa, anzi tutt’altro. Anch’io ho giocato più volte tornei amatoriali e inaspettatamente ho trovato una grandissima competizione: mi sono divertito da matti. È un mondo bello dove è più facile trovare degli amici perché la passione che unisce è genuina. A quei livelli il senso del calcio ritengo sia quello. Trovare una dimensione sociale, trovare pace in quelle due o tre ore dell’allenamento o della partita.
Tu gestisci anche una pagina social, “Non è più domenica”. In che consiste? Il tema è sempre lo stesso?
L’idea è sempre quella di fare una commistione fra calcio professionistico e dilettantistico, tra attualità e passato. In questo particolare periodo effettivamente è difficile reperire materiale, in quanto mancano le esperienze fatte con la mia squadra, da cui ho sempre preso spunto. Sul passato è più facile raccontare o romanzare, mentre sul calcio odierno faccio difficoltà. Ammetto di non seguirlo più con quell’accanimento e quel fervore di prima. Non ho infatti nessun abbonamento televisivo. Sono stufo di quanto tutto venga ingigantito, soprattutto a livello mediatico. Sono più colpito dalle storie, gesti e momenti particolari, e sono quelli che racconto.
Hai in mente qualche altro progetto?
Sì, qualcosa in programma c’è, ma è ancora un po’ presto per parlarne.