Chievo Leccefonte: account Twitter U.S. Lecce

Chievo-Lecce non è mai una sfida come le altre in cadetteria. Quello conclusasi venerdì sera, è un incontro che racchiude tante sfide dentro sé, oltre a rappresentare una contesa che odora nettamente di Serie A.

Chievo-Lecce, terminata col successo dei salentini al 93′, ha visto tanti episodi. Una gara combattuta fino alla fine. Nel primo tempo Stepinski al 20′ ha siglato il classico gol dell’ex, mentre due minuti una girata di Garritano sembrava avviare la gara verso il pari finale. Nella ripresa, infatti, tanta densità da entrambi: i clivensi controllano il risultato, il Lecce sembra sulle gambe. Poi, come nel finale di film d’azione, il colpo di scena del subentrato Falco, che sfrutta un rimpallo e scaraventa la sfera sul secondo palo. È festa grande per i pugliesi, che si godono il primato per una notte. Tanta amarezza, invece, per i veronesi, che devono riassestarsi psicologicamente per un punto solo sfiorato.

Tuttavia, Chievo-Lecce è stato qualcosa di più. La ribalta degli ex, potremmo chiamarla. Oltre alla già citata vendetta di Mariusz Stepinski, impossibile non citare le emozioni che avrà provato Eugenio Corini. Ora guida del Lecce, impossibile rinnegare il suo grande passato con la maglia gialloblù. Dal 1998 al 2003, ha condotto dalla mediana il Chievo delle sorprese dalla B alla A, oltre a segnare un traguardo storico per il club. Nel 2001-2002, infatti, alla prima annata in massima serie, il Chievo taglia il traguardo al quinto posto, raggiungendo un’insperata qualificazione in Coppa UEFA. Per lui, 134 apparizioni e 27 gol con la stessa maglia fino al 2003, prima di passare al Palermo. Qui legherà altri anni importanti della sua carriera. Dare un’occhiata al passato, venerdì sera, è stato impossibile.

Chievo-Lecce, il passato torna ad animarsi

Lo è stato anche per un tifoso, pure neutrale. Qualcuno si sarà ricordato del Chievo-Lecce di otto anni fa, quando il clivense Vacek condanna con un gol i salentini alla retrocessione, accolta con gli applausi del pubblico giallorosso. Disposto a farsi ore di pullman pur di spingere la squadra verso un’ardua salvezza. Altri avranno ricordato le prodezze del bomber di provincia Sergio Pellissier, in grado di staccare il pass delle 457 presenze, condite da 112 reti con la divisa gialloblù.

Altri ancora, l’uruguaiano Ernesto Chevantón, che facendo la spola tra A e B trascina il Lecce a suon di marcature, 47, prima di tornare per una brevissima parentesi nel 2011. Altro attaccante simbolo è David Di Michele, che in quel 2011-2012 non riesce a tenere i salentini nel calcio massimo, per poi giocare metà della stagione successiva con il Chievo, la squadra condannatrice. Un altro filo conduttore che si interseca tra i ricordi.

Per i fan più accaniti della sezione nostalgia, inoltre, non possiamo non ricordare alcuni giocatori simbolo. Il Chievo ha lanciato i Campioni del Mondo Barzagli e Perrotta, ha cresciuto Amauri, poi bomber perfetto al Palermo. Passando poi per li già citato Pellissier, che forse incarna più perfettamente di altri il profilo del cannoniere di provincia. Tra le fila del Lecce, dall’oblio riaffiorano gli scatti di Mirko Vucinic, giocatore che poi si è meritato palcoscenici importanti. Qualcuno, poi, conserverà il ricordo di Luigi Piangerelli, che da dal 1997 al 2004, anno della retrocessione, ha onorato il Salento, sfiorando le 200 apparizioni. Piccole storie di provincia, che rimarcano quanto spesso non sia il prestigio dello stadio o del blasone a dirci quanto può essere bello questo sport.

Le speranze del presente

Impostiamo la macchina del tempo ai giorni nostri. Il Chievo, dopo il fallimento ai playoff nella scorsa stagione, è più convinto dei propri mezzi. Anche grazie alla conferma di Alfredo Aglietti, che con concetti semplici ha reso i suoi una squadra corazzata e difficile da arginare. La sconfitta non preclude i piani: il piano Serie A andrà avanti, con l’esperienza di Djordjevic e l’innesto di giovani interessanti tra cui Palmiero e Viviani.

Il Lecce la scorsa annata ha pagato lo scotto di un’amara discesa in B, nonostante il gioco coraggioso proposto da Fabio Liverani, ora in forza al Parma. Oltre a uno zoccolo duro composto da Mancosu, Lucioni, Calderoni e Gabriel, tanto per citarne alcuni, la dirigenza ha deciso di puntare su giocatori che conoscono bene l’orizzonte della cadetteria. Come Paganini, Coda e Pettinari. Un mix coerente, per riportare la squadra al massimo.

Con Chievo-Lecce, l’operazione Serie A è servita. Ovviamente, poi, riaffiorano le rimembranze del passato. Perché nessuna partita di calcio è bella senza un pizzico di velata nostalgia.

Di Luca Ripari

Sono Luca Ripari, ho 26 anni e provengo da Perugia. Nel giugno 2019 mi sono laureato in Mediazione Linguistica, in inglese e spagnolo. Ho una grande passione per il calcio, tanto da aver dedicato la mia tesi finale a questo argomento, lo sport interconnesso con società e cultura. Ho iniziato a collaborare con alcune testate e anche la radiocronaca mi appassiona. Mi piace scrivere, raccontare di calcio, viaggiare e leggere.